L’economia è una scienza comportamentale, e molte crisi sono il frutto di atteggiamenti irrazionali. Questo però ci aiuta a conoscere meglio come funziona il nostro cervello e la nostra società.
Non è un caso che parte dei criteri alla base della finanza moderna sono riproposizioni di schemi già esistenti nel passato: i banchieri italiani nel Medio Evo avevano già ideato molti dei meccanismi di credito e debito ancora utilizzati. Lo stesso vale per la crisi dei tulipani olandese, la sconvolgente storia della prima e forse più incredibile bolla finanziaria della storia moderna. Come è possibile che un bulbo di tulipano non ancora nato potesse costare quanto lo stipendio annuale di un muratore? Ecco il primo folle crack finanziario della storia: fu tutta colpa dell’irrazionalità.
Raggiungere la serenità economica dovrebbe essere l’obiettivo di ciascuno. Purtroppo, però, non esistono ricette magiche immediate: l’illusione diffusa è che salire su un treno in corsa sia la ricetta magica per risolvere i problemi. Senza chiedersi, però, quale sia direzione del treno. Nel 1637, nei Paesi Bassi, questo errore di valutazione rovinò moltissime famiglie. Il motivo? La fiducia insensata sulla crescita del prezzo dei tulipani.
Questi fiori provenivano dalla Turchia, ma già dal 1500 i Paesi Bassi erano riusciti a coltivarli con grande successo. Erano uno status, bramato dalle persone benestanti per decorare la propria casa. La mania si diffuse in tutto il Mondo. I proprietari dei campi di tulipani si trovarono sommersi dalla domanda. Per capitalizzare durante tutto l’anno, allora, posero in vendita i diritti sui bulbi nascituri.
Un vero e proprio future ante litteram: l’acquirente aveva il diritto sul tulipano che sarebbe nato qualche mese dopo. A sua volta, questi poteva vendere il diritto a un terzo ad un prezzo molto maggiore, vista la mania collettiva. Nel sistema c’erano almeno due problemi: il primo riguardava l’esistenza reale dei tulipani e delle grosse somme promesse. Il secondo, era che nessuno aveva conoscenza del significato di bolla finanziaria. Tutti semplicemente partecipavano alla crescita, sapendo di poter guadagnare dall’acquirente successivo, disposto a pagare sempre di più per un bene così di moda.
L’apice della bolla fu toccato alla sessione del mercato di Alkmaar, il 5 febbraio del 1637. Un lotto di tulipani futuri fu venduto per l’equivalente di 5 milioni di euro. Un singolo bulbo fu apprezzato quanto un anno e mezzo di lavoro di un muratore. Ma qualcosa andò storto.
Dopo una sessione di mercato dei bulbi deserta, si percepì che nessuno era più disposto a spendere per quel mercato. La corsa alla vendita fu la conseguenza. Il mercato dei tulipani scomparve in pochi giorni. Dopo molte proteste, per legge, il diritto sui futures venne trasformato in una opzione. A rimetterci furono anche i contadini, che dai valori inizialmente promessi ottennero solo una piccola percentuale. E nel mezzo della catena, ci persero molti acquirenti che sperperarono il proprio patrimonio. Esiste anche un libro sulla vicenda: si chiama “La febbre dei tulipani. La prima grande crisi economica della storia” di Mike Dash.
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