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Domande vietate dalla legge che potrebbero farti ad un colloquio di lavoro: come evitarle con eleganza

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Olga Luce

Nel corso dei colloqui di lavoro ci vengono rivolte molte domande ma ad alcune di esse non siamo obbligati a rispondere: quali sono?

Durante un  colloquio di lavoro è necessario fornire tutte le possibili informazioni sulla propria personalità, sulle proprie competenze e anche sulle proprie aspirazioni. Nonostante questo, però, ci sono determinate informazioni che non è necessario fornire e a stabilirlo sono delle precise norme di legge.

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La legge ci protegge da alcune domande ingiuste – ilovetrading.it

Se nel corso di un colloquio di lavoro ci dovessero essere rivolte domande del genere abbiamo due possibilità: la prima è andarcene e denunciare la ditta presso cui stiamo facendo il colloquio di lavoro, in alternativa, se non vogliamo tranciare di netto i rapporti e rinunciare a una possibilità di impiego, possiamo mettere in atto delle strategie per evitare le domande più scomode.

Come gestire le domande illegali in un colloquio di lavoro

Secondo la legge un datore di lavoro non può fare domande sulla sfera privata di un individuo. Il motivo è che fare domande su argomenti che sono lontanissimi dalla sfera lavorativa è un abuso, e serve solo a raccogliere informazioni per escludere i candidati considerati “inappropriati” per ragioni che esulano dalle loro effettive capacità.

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Domande illegali colloquio di lavoro – ilovetrading.it

Per fare qualche esempio concreto, durante un colloquio è illegale chiedere informazioni su:

  • fede religiosa
  • orientamento sessuale
  • stato di salute (sia nel caso della salute fisica sia nel caso della salute mentale)
  • progetti di vita familiare.

In merito a quest’ultimo punto sono ovviamente le donne a essere più discriminate, dal momento che le donne che affermano di volersi sposare e di voler avere figli nel breve periodo difficilmente vengono assunte. 

Dal momento che rivolgere a un candidato questo tipo di domande è assolutamente illegale, il sistema migliore per gestirle è semplicemente mentire e dare le risposte più convenienti sul momento. 

Per fare un esempio si potrebbe affermare di non desiderare figli, di essere in perfetta salute fisica e mentale e di essere di una certa fede religiosa e non essere praticante oppure addirittura di essere atei.

Se, in futuro, si dovesse venire accusati di aver mentito in sede di colloquio di lavoro su determinati punti si potrà ribattere che le domande ricevute erano illegali e che è quindi l’azienda ad essere andata contro la legge, mentre mentire sulle proprie informazioni personali, oppure ometterne alcune di carattere irrilevante durante una conversazione tra privati, non è un atto perseguibile per legge.

Se si volesse tentare un approccio più morbido si potrebbe affermare che non ci si sente a proprio agio a discutere di aspetti personali della propria vita durante un colloquio di lavoro. Il problema è che, in genere, queste affermazioni lasciano il tempo che trovano: se dall’altra parte del tavolo c’è un datore di lavoro che intende ottenere questo genere di dati, insisterà.

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