Con la guerra tra Israele e Hamas si rischia di arrivare pericolosamente a un punto di non ritorno, vicini alla Terza guerra mondiale.
Secondo diversi analisti, con la guerra tra Israele e Hamas si rischia di arrivare pericolosamente a un punto di non ritorno. Vale a dire, a un momento storico in cui mai si è stati così vicini alla Terza guerra mondiale, che già sembra in qualche modo combattersi sul campo. Da tempo Papa Francesco ha parlato di terza guerra mondiale a pezzi, e l’attacco dei terroristi palestinesi a Israele per alcuni rischia di diventare la scintilla che potrebbe innescare la miccia definitiva.
Tuttavia, di fronte all’allarme di un ritorno del jihad globale, esperti convengono nell’affermare che si tratta di una paura quanto mai infondata. La situazione è diversa rispetto allo scorso decennio, e l’Occidente non è di certo nella stessa condizione che si vive in Medio Oriente.
Di fatto, molti concordano sull’idea che quanto sta accadendo in Israele sia ben più grave e pericoloso di ciò che, in maniera altrettanto più drammatica, accade a qualche migliaio di chilometri di distanza più a nord, in Ucraina. Tra l’attacco terroristico di Hamas e la risposta militare di Israele, le dinamiche somigliano a qualcosa che va ben vicino a un conflitto globale, verso cui purtroppo si sta procedendo a passi concreti e inquietanti. Nel mentre, sul campo, la guerra tradizionale, fatta di soldati e armi, si sta già combattendo.
Ora dopo ora gli sviluppi continuano a fare temere il peggio, e nonostante ciò la volontà di Israele è ferrea. Di fronte all’attacco ai civili propugnato dal gruppo che oggi controlla la Striscia di Gaza non ci sarà nessuna pietà, ma solo una controffensiva. L’unica speranza è che Israele decida di evacuare in anticipo i civili da Gaza attraverso il varco egiziano, e da questo punto di vista si sta attendendo la risposta da parte dell’Egitto, che fa pensare al momento a un esito negativo.
Tuttavia resta solo da attendere l’abbassamento del rischio di quelle che vengono definite “perdite collaterali”, dopodiché è evidente che Israele entrerà con violenza a Gaza con centinaia di squadre veloci che punteranno a recuperare gli ostaggi. Inevitabilmente, eliminando tutti coloro che si frapporranno rispetto a questo obiettivo.
Non resta che pensare, perciò, al futuro di Gaza con una nuova governance, per la ragione che dopo l’attacco palestinese il governo israeliano non lascerà spazio ad alcuna trattativa. Semplicemente perché, con il suo attacco scomposto, Hamas ha testimoniato al mondo la sua natura di gruppo terroristico. Tanto che l’incursione al rave ricorsa in maniera particolare l’attentato al Bataclan di Parigi del 13 novembre 2015. Resta solamente da sperare che non ripartirà il cosiddetto jihad globale, con nuovi attacchi terroristici anche in Occidente.
Un’opzione che al momento gli esperti escludono. Sebbene ci sia senza dubbio uno stato di paura, i principali movimenti radicali sono attualmente monitorati dai servizi segreti di tutto l’Occidente, il che fa escludere il pericolo di un “contagio” ad ampio raggio. Restano tuttavia i soliti “lupi solitari”, e una nuova situazione di terrore che di certo, dopo anni di emergenze che si sono susseguite l’una dietro l’altra, non avremmo di certo desiderato.
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