Recarsi al supermercato è spesso più necessario di quanto possa essere una parte delle spesa. Come finiscono nel carrello alcuni prodotti che non servono
La spesa al supermercato costituisce il punto di riferimento nelle giornate di ogni singolo individuo, dal momento che ciascuno si reca tra gli scaffali in ogni momento della giornata, grazie all’ampia disponibilità di orari che questi servizi mettono oramai a disposizione. Di solito, si accede avendo ben chiaro la lista delle azioni da compiere, ovvero presso quali file di scaffali bisogna spingere il carrello.
E questo prima ancora della lista della spesa, che può essere rimasta a tutt’oggi nella sua tradizionale versione cartacea (sempre meno, per la verità), oppure nel formato più diffuso di una nota nello smartphone. Difficilmente si è disposti ad ammettere che il considerevole carico che oltrepassa la cassa non sia frutto della necessità censita, quanto piuttosto dell’improvvisazione dettata dal desiderio durante il vagabondaggio all’interno del locale.
Cos’è il marketing dello scaffale e come influisce sugli acquisti
In inglese, viene chiamato shelf markerting. Si tratta di quella pratica utilizzata dai supermercati che comprende tutte le tecniche per far spendere di più; in altre parole, ad immettere nel carrello della spesa prodotti che in quel dato momento non sono necessari. Ulteriore contributo, questo, ad allungare lo scontrino, ma soprattutto a renderlo più salato.
I principi base del marketing dal punto di vista dello scaffale sono pochi ma efficaci: in primis, il posizionamento dei prodotti; di conseguenza, l’allungamento della permanenza, che significa far lievitare le probabilità di acquistare più prodotti, oltre le concrete necessità. Tramite trucchi all’apparenza insignificanti si può realizzare quotidianamente questo miracolo, nonostante la morsa dell’inflazione e la crisi dei redditi che affannano i consumatori.
Come opera il shelf markerting e come difendersi
In realtà, le tecniche di manipolazione della psisocologia del consumatore, non sono una novità della contemporaneità. Già dagli anni Sessanta del secolo scorso, l’organizzazione degli spazi ha seguito uno schema ben preciso. Il fatto di accedere al supermercato dal reparto frutta e verdura trasmette un senso di salutare accoglienza; e di convenienza, dal momento che le offerte sono generalmente posizionate all’entrata.
Al contrario, i beni primari (farina, sale e zucchero, ad esempio) trovano posto negli angoli più angusti; in tal modo, il cliente che continua a girare tra gli scaffali viene attratto, nel frattempo, da altri prodotti. Non causale nemmeno la prossimità di prodotti complementari: prodotti per la prima colazione; prodotti per l’igiene personale accanto ai prodotti per il bagno.
La merce realmente più conveniente viene posta negli scaffali più in alto o molto in basso, mentre all’altezza degli occhi del consumatore si propongono gli articoli di cui si vuole favorire la vendita. Ecco qualche piccolo stratagemma per non lasciarsi suggestionare da questo traviante labirinto mercificatorio: andare a fare la spesa a stomaco pieno (non sarà la fame a indurre a comprare dissennatamente); non andare al supermercato in compagnia o con lo smartphone: sono entrambi elementi pericolosamente distraenti. Dalla consapevolezza di questa equivoca organizzazione partirà la controffensiva del risparmio.