Molti di noi adorano giocare ai videogiochi, ma sapevate a chi dobbiamo dare il merito? ecco la storia del padre del videoludico.
I videogiochi sono una delle industrie più di valore sul mercato, con un totale di 334 miliardi di dollari di valore (più di cinema e musica insieme). Si tratta di un fenomeno culturale importantissimo, le cui origini sono spesso mal comprese. Queste, infatti, risalgono a una singola persona piuttosto testarda, che è riuscita a convincere le persone giuste al momento giusto. Stiamo parlando di Ralph H. Baer.
Baer nasce l’8 marzo 1922 in Germania, proveniente da una famiglia ebraica, cosa che ha reso molto difficile la sua infanzia e adolescenza durante l’ascesa del nazismo. Costretto a lasciare la scuola a 13 anni, Ralph viene salvato dal fatto che la famiglia materna è emigrata negli Stati Uniti da tempo, permettendogli di chiedere di trasferirsi. Baer e la famiglia riescono a fuggire pochi mesi prima della Notte dei cristalli, dove vennero distrutti molti negozi e appartamenti ebrei in Germania. Arrivato in America, Ralph si guadagna il diploma di tecnico radio, che segna il suo primo approccio con la tecnologia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale Baer passa all’ingegneria televisiva, affrontando da subito l’emergente settore della televisione e trovando lavoro presso la Sanders Associates, producendo componenti elettrici per l’esercito. Da qui si può vedere l’intuito e la passione di Baer verso le tecnologie emergenti, e che presto si sarebbe sviluppato in quello che diventerà poi l’incredibile mondo dei videogiochi.
Il padre dei videogiochi: la nascita della prima console
Questo lavoro, però, non ha soddisfatto Baer, che ha costruito un laboratorio nel suo scantinato nel frattempo. Nel 1966, dopo aver lavorato alla Sanders per undici anni, Ralph riprende in mano un’idea che aveva nel cassetto da molti anni: l’idea di integrare dei giochi nei televisori per renderli interattivi. Aveva già proposto l’idea nel 1951 lavorando nel campo della televisione, ma era stata rifiutata. Questo non ha fermato Baer, convinto della validità dell’idea. Proporre l’idea alla Sanders, che lavora per il settore militare, è una grossa difficoltà da superare, visto che non aveva niente a che fare con i progetti dell’azienda. Ralph spiegò in un’intervista che “gaming” era un termine accettato e regolarmente usato nell’esercito, rendendo più approcciabile la questione presentandola come un progetto relativo all’azienda. Una forzatura, sì, ma una che potrebbe funzionare.
E la forzatura funziona, con Sanders che crea un dipartimento di ricerca e sviluppo per i cosiddetti “TV Games” nel 1967, che porterà alla costruzione della prima unità “”TV game”. Questa era capace di produrre un punto sullo schermo controllabile dall’utente. Un puntino che diventerà il punto di svolta, perché l’interazione con la televisione è ufficialmente stata inventata. I prototipi si fanno sempre più elaborati, e Sanders comincia a essere interessata nel trasformare i prototipi in prodotti commerciali. Passano alcuni anni e detto, fatto: la “Brown Box”, la prima console di videogiochi, è pronta. Questa console potrebbe essere più familiare agli esperti di videogiochi sotto il suo nome commerciale, che arriva nel 1972 come Magnavox Odyssey. Baer ha ufficialmente rilasciato la prima console commerciale. Non sarà lui a fare il primo videogioco (il titolo va a William Higinbotham), ma la base è stata creata e la strada è stata spianata per il futuro del videogioco. Baer continuerà a lavorare nel campo dei videogiochi, aiutando la Coleco a creare la console Telstar, che ha venduto più di un milione di piattaforme nel 1976. Alla fine Sanders si scioglie, lasciando tutti i prototipi, appunti e grafici nel Smithsonian Museum. Qui tutt’oggi possiamo ammirare Baer nell’ala dedicata all’innovazione, a cui viene dato il titolo di padre dei videogiochi.