Novità sullo smartworking dal 1° ottobre. Scopriamo quali saranno le nuove direttive da rispettare in Italia.
L’Italia non segue la linea delle altre nazioni e tende ad evitare l’utilizzo dello smartworking per i lavoratori.
Durante la pandemia c’è stata necessità di aumentare il numero dei lavoratori in smartworking per ridurre gli spostamenti e limitare gli assembramenti sul posto di lavoro. Una volta terminata l’emergenza c’è stata un’inversione di rotta con la possibilità di lavorare da casa rimasta a pochi lavoratori, soprattutto quelli fragili.
Il dibattito sui vantaggi e svantaggi dello smartworking sembrerebbe pendere in Italia verso i secondi. Meglio il lavoro in ufficio ignorando i benefici del telelavoro specialmente in termini economici. Eppure i pro per lavoratori e le aziende sono molteplici. I primi con lo smartworking godono di un risparmio di tempo, sono meno stressati, possono conciliare vita privata e lavoro, sono più produttivi ed efficienti. Le aziende d’altra parte hanno lavoratori più sereni, più produttivi nonché incrementano le competenze digitali, migliorano i processi e i workflow e hanno un risparmio sui consumi. Per non parlare dei vantaggi fiscali per l’uso di strumenti per lo smartworking.
Cosa accadrà allo smartworking dal 1° ottobre
Nonostante i vantaggi legati allo smartworking, l’Italia fa un passo indietro. Dal 1° ottobre cambieranno le regole per la tutela dei lavoratori fragili. Ricordiamo che a causa della pandemia è stato imposto il lavoro da casa ai lavoratori a rischio. Un obbligo a tempo che sta per terminare.
Il 30 settembre scadrà l’obbligo con riferimento ai dipendenti affetti da patologie croniche grave oppure con scarso compenso clinico. Niente più lavoro agile indispensabile per questa categoria di lavoratori che potranno dal 1° ottobre essere richiamati in sede.
Potranno continuare in smartworking fino a fine anno, invece, i lavoratori fragili e genitori di figli di età inferiore a 14 anni del settore privato. Basterà presentare la certificazione medica attestante la problematica di salute a condizione che la mansione da svolge sia compatibile con lo smartworking. Si torna, dunque, alla mansione originaria per tutti i dipendenti che durante la pandemia hanno cambiato ruolo proprio per poter lavorare da casa. Tutto questo a meno che si raggiunga un accordo individuale con il datore di lavoro per continuare sull’attuale linea guida.
I dipendenti del settore pubblico, invece, dovranno far riferimento ai Piani Integrati di Attività e Organizzazione degli enti con riferimento alla normativa sullo smartworking. Rimane il fatto che gli accordi individuali sono sempre possibili. I datori di lavoro possono andare incontro ai propri dipendenti approfittando dei vantaggi dello smartworking.