Cracker e cereali si trovano nelle dispense di migliaia di famiglie, ma bisogna fare attenzione ad alcuni marchi segnalati dal quotidiano The Guardian.
Tra i prodotti che più o meno tutti abbiamo in casa ci sono i cracker, i biscotti e i fiocchi d’avena. Per la merenda o per la colazione sono l’ideale perché si conservano per più giorni e costano poco, ma non tutti sono sicuri come potremmo sperare. Una nuova allerta alimentare partita dagli Stati Uniti a cui ha fatto eco il giornale The Guardian avvisa sul rischio glifosato.
Sia in Europa che negli Stati Uniti l’uso di questo erbicida non selettivo è ancora consentito sulle coltivazioni di soia, avena, grano e altri cereali. Dato che viene impiegato in grosse quantità per la sua efficacia è facile che finisca con il venire assorbito dalle foglie e da qui si diffonda in tutta la pianta. Dopo la lavorazione rimane nei cereali e finisce così anche nei prodotti del supermercato.
L’assunzione di glifosato è una causa comune di avvelenamento e tra gli effetti che può avere ci sono gonfiore di viso e occhi, sviluppo di eczemi e problemi respiratori. Proprio per prevenire questi incidenti la Food And Drug Administration svolge di frequente analisi sui prodotti alimentari.
Stando a quanto divulgato dal quotidiano The Guardian sono davvero pochi i marchi di questi prodotti che non presentano tracce di glifosato. In particolare sono i cracker di grano e la farina di mais a contenerne alte dosi mentre a rimanere sicuri sono i prodotti che utilizzano cereali biologici. Infatti sono gli unici ad essere coltivati senza l’uso di erbicidi o antiparassitari ma solo di concimi.
La fortuna è che il ramo della produzione cerealicola è uno dei più fiorenti dell’agricoltura biologica quindi non è difficile trovare marchi sicuri per la salute. Bisogna fare attenzione al simbolo dell’Euro Leaf riportato sulla confezione per essere certi che il prodotto sia di origine biologica. Inoltre serve la dicitura di approvazione da parte del MIPAAF.
Alcuni marchi biologici riportano anche il logo dell’organismo di controllo che certifica la loro origine. In Italia in tutto sono 17 gli enti che possono farlo e l’elenco completo si può consultare sul sito del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
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