Il Governo ha presentato la manovra del taglio del cuneo fiscale come una strategia atta a far aumentare i soldi in busta paga e a far crescere le pensioni.
Ma funziona bene l’incentivo del taglio del cuneo fiscale per le pensioni? In busta paga è evidente un minimo aumento per i lavoratori dipendenti, mentre per quanto riguarda gli assegni della previdenza sociale, dopo lo stop di Quota 100, le cose vanno diversamente. Tutti questi dati sono emersi dal XXIII Rapporto INPS, presentato alla Camera il 13 settembre dalla Commissaria straordinaria, Micaela Gelera.
In Italia il peso del cuneo fiscale è pari al 46%. Si tratta di uno dei dati più alti nei Paesi OCSE. La sua riduzione (temporanea) rende quindi gli stipendi netti più ricchi, senza intaccare il montante contributivo. Il taglio del cuneo fiscale ha avuto infatti effetti positivi sulla busta paga dei dipendenti ma non così incoraggianti sulle pensioni.
Bisogna infatti sottolineare che, a discapito di quanto emerso più volte, il taglio del cuneo fiscale nella busta paga dei dipendenti pubblici e privati non riguarda il cedolino dei pensionati. La notizia positiva è che lo sgravio non influisce sul montante contributivo dei lavoratori interessati.
C’era infatti il timore che con la trattenuta inferiore i lavoratori si sarebbero potuti ritrovare con meno versamenti attraverso cui poi calcolare la pensione futura. Ciò non toglie che, a livello fiscale e previdenziale, il taglio al cuneo fiscale ha cambiato molte cose.
Il taglio, finanziato dal Governo con 3 miliardi, preserva l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche. L’aliquota di riferimento è la percentuale applicata alla retribuzione imponibile annua per calcolare il montante contributivo da rivalutare ai fini della pensione.
A livello contributivo, il taglio va dunque inteso come una specie di anticipazione in busta paga di quanto in genere va messo da parte per ottenere un assegno pensionistico dignitoso. E sulla quota di versamenti mancanti interviene il Governo con i fondi cui abbiamo accennato.
Gli effetti sulle pensioni del taglio al cuneo fiscale
Secondo l’INPS alla fine del 2022, i pensionati in Italia erano 16,1 milioni. E il 96% di questi pensionati percepisce una pensione con un reddito lordo mensile medio pari a 1.687 euro. E nel 2022 è sceso il numero delle pensioni liquidate. Per i dati INPS, la flessione è del 3%. Ciò sarebbe dovuto a due fattori. Cioè al calo del 9% delle pensioni anticipate e alla conclusione di Quota 100.
Il cuneo fiscale è fondamentale per il calcolo delle pensioni future, e il suo taglio attuale non porta soldi in più negli assegni previdenziali degli italiani. Il sistema contributivo che regola la pensioni è infatti connesso ai versamenti effettuati durante la carriera lavorativa. Su questi versamenti si calcola l’assegno. E più contributi si accumulano, più alte saranno le pensioni.
Le opposizioni hanno criticato la scelta del Governo di introdurre il nuovo taglio al cuneo fiscale per sei mesi ai lavoratori dipendenti, lasciando le pensioni fuori da tutti i provvedimenti approvati. L’anno scorso in campagna elettorale si è parlato tante volte di pensioni, e di una possibile riforma del sistema, ma nulla è stato fatto finora.