Quali sono le ultime novità normative e le agevolazioni connesse alla Legge 104 previste per il 2023? E cosa cambia per la pensione?
Con il D.Lgs. n. 105/2022, in vigore dal 13 agosto 2022, è stata attuata la direttiva UE n. 2019/1158, che insiste per favorire l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza. Nello specifico è venuto meno il principio del “referente unico dell’assistenza”.
Si è arrivati anche a una sostanziale modifica della disciplina del congedo parentale ordinario e del prolungamento del congedo parentale. Inoltre, tra i soggetti ai quali è concesso in via prioritaria il congedo straordinario ora c’è anche il “convivente di fatto”.
L’altra novità riguarda i requisiti per il riconoscimento del diritto alla prestazione: la convivenza con il disabile a cui prestare assistenza può ora essere instaurata successivamente alla presentazione della domanda di congedo straordinario.
Riguardo alla pensione di invalidità civile in relazione alla legge 104 le novità sono molteplici. Innanzitutto ora è più definita normativamente la differenza fra invalidità e disabilità.
L’invalidità civile, che è la riduzione della capacità lavorativa di un individuo, causata da una menomazione o da un’infermità fisica o psichica, dà diritto all’assegno mensile di assistenza per invalidi parziali quando la percentuale di riduzione della capacità lavorativa supera il 74%. Con una percentuale del 100% si ha diritto alla pensione di inabilità.
La 104 non interviene su invalidità e inabilità ma sulla disabilità. Se l’handicap non è grave si rientra tra gli aventi diritto delle agevolazioni legate alla Legge 104 (articolo 3, comma 1). Mentre se l’handicap è grave si avrà diritto alle agevolazioni previste dalla Legge 104 articolo 3, comma 3.
Pensione e 104: tutte le principali novità
Spesso la Legge 104 viene riconosciuta insieme all’invalidità civile. Anche se sussistono differenze. Il riconoscimento della condizione di handicap si ottiene in seguito alla visita medica tenuta dalla commissione medico – legale dell’ASL. Questa commissione deve valutare il grado di svantaggio sociale che deriva dalla patologia o dalla menomazione fisica oppure psichica dell’individuo.
Il riconoscimento dell’invalidità civile, invece, si basa su altri. Cioè sull’individuazione della capacità lavorativa residua dell’individuo sottoposto a visita medica.
La pensione di invalidità è collegata al riconoscimento di una percentuale piuttosto alta di invalidità. Con una riduzione della capacità lavorativa compresa tra il 74 e il 99%, si ha diritto all’assegno mensile di assistenza, dall’importo di 313,91 euro al mese, per tredici mensilità. Ma solo se il reddito personale del richiedente sia pari o inferiore a 5.391,88 euro annui.
Invece, con la percentuale di riduzione della capacità lavorativa pari al 100% si ha diritto alla pensione di inabilità. Il suo importo è sempre di 313,91 euro al mese per tredici mensilità: a cambiare è il limite massimo di reddito personale annuo che diventa di 17.920 euro.
Attenzione: lo Stato riconosce una maggiorazione importante sulla pensione di inabilità, come disposto dalla legge 443 del 2001. Si tratta del cosiddetto incremento al milione.
Prevista originariamente soltanto dopo aver compiuto sessant’anni di età, dal 2020, il beneficio scatta al compimento dei diciotto anni di età. E in pratica consente di integrare la pensione di invalidità fino a 660,79 euro al mese. Per l’incremento al milione sono anche cambiati i limiti reddituali: ora sono di 9.102,34 euro di reddito personale e di 15.644,85 euro di reddito da coniugato.