L’INPS spiega come funziona l’esonero contributivo per i lavoratori nel 2023. Prestiamo attenzione per evitare errori.
Le regole sull’esonero contributivo sono trasversali a tutti i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato. A partire dalla data di conferma della Legge di Bilancio 2023 si sono stabilite nuove regole che l’INPS ci tiene siano chiaramente comprese da tutti.
Esclusi i lavoratori domestici, tutti i lavoratori dipendenti classificati dall’ordinamento italiano hanno diritto all’esonero contributivo INPS, ovvero della possibilità di non versare all’INPS normali contributi ai fini del calcolo pensionistico. Si può accedere a questa possibilità secondo diversi fattori e i requisiti di accesso cambiano a seconda della normativa vigente. Quest’ultima solitamente cambia o viene confermata ad ogni nuova legge di Bilancio che ha durata annuale. Per quanto riguarda il 2023 l’INPS fa chiarezza su quali sono le normative da applicare per l’esonero contributivo dei lavoratori, quando è possibile ottenerlo e come fare domanda.
Per i periodi di paga dal 1 luglio al 31 dicembre 2023 si applica la maggiorazione dell’esonero contributivo secondo le modalità previste dal Decreto lavoro. L’agevolazione riguarda tutti i lavoratori, pubblici e privati, a prescindere dalla loro natura imprenditoriale, diversi dal lavoro domestico. Nello specifico la riduzione contributiva è del 7% se la retribuzione imponibile riparametrata su base mensile non risulti superiore a 1.923 euro e del 6% se la stessa non risulti superiore a 2.692 euro. Per l’applicazione in busta paga e visto il numero di norme e interventi di prassi succedutisi nel tempo è quindi necessario conoscere le regole per la corretta applicazione.
Da cosa deriva il taglio contributivo
Questo taglio previsto per tutta la seconda metà del 2023 è da ricercarsi nel taglio del cuneo fiscale fortemente promosso dal Governo fin dal suo insediamento. Questo in principio prevedeva un taglio del 3% per i lavoratori che avevano una retribuzione imponibile mensile non superiore a 1.923 euro e del 2% se lo stesso parametro non fosse superiore a 2.692 euro. Questo taglio è stato solo il primo di un più ampio e a lungo piano di tagli alle tasse per i lavoratori che il Governo intendeva portare avanti e che aveva sottolineato già in campagna elettorale.
L’esonero riguarda tutti i lavoratori, siano essi dipendenti di datori di lavoro pubblici che privati, a prescindere dalla loro natura imprenditoriale, diversi dal lavoro domestico. In quanto esonero contributivo a favore del lavoratore non si rendono applicabili le condizioni per la fruizione delle agevolazione in capo ai datori di lavoro previste dall’art. 1 commi 1175 e 1176 della lege n. 296/2006 e quelle di cui all’art. 31 del Decreto legislativo n. 150/2015.
Sull’applicazione delle riduzioni è utile ricordare che le condizioni in ordine alla misura del massimale retributivo operano mensilmente. Pertanto, come chiarito da una circolare dell’INPS, se nel singolo periodo di paga l’imponibile fosse superiore ai suddetti massimali, l’esonero nel singolo mese non sarebbe applicabile.
Viceversa, se in altri periodi di paga il massimale venisse rispettato la riduzione contributiva potrà essere applicata. La stessa circolare ha chiarito che i massimali vanno applicati, senza alcun riproporzionamento, anche ai casi di rapporti di lavoro a tempo parziale.