Il datore può licenziare i dipendenti che hanno precedenti penali per fatti precedenti all’assunzione? La legge è molto chiara.
La legge italiana prevede specifiche ipotesi per cui si può procedere al licenziamento di un lavoratore dipendente.
In particolare, ci sono tre diversi casi di licenziamento:
- per giusta causa (senza preavviso), quando il lavoratore è colpevole di una violazione grave dei propri doveri;
- per giustificato motivo soggettivo, quando il lavoratore ha tenuto condotte meno gravi di quelle che determinano il licenziamento per giusta causa, ma rendono impossibile continuare il rapporto lavorativo. In questo caso, il datore è tenuto al preavviso;
- per giustificato motivo oggettivo, quando deriva da specifici motivi produttivi o organizzativi dell’azienda.
Licenziamento per condanna penale: quando è consentito?
Per la Corte di Cassazione, è possibile licenziare un lavoratore condannato penalmente, se, per il datore, tale circostanza influisce sull’attività lavorativa.
È, però, necessario valutare, di volta in volta, la gravità del comportamento sulla base di quanto stabilito dal Contratto Collettivo.
Ad esempio, se il dipendente è colpevole per un reato di furto, può essere licenziato legittimamente anche se il fatto non si è compiuto sul luogo di lavoro perché è comprensibile che il datore non voglia chi ha commesso reati contro il patrimonio.
In altre parole, il licenziamento non è automatico alla condanna penale, ma il datore, dopo aver esaminato la situazione, deve decidere se la condotta del dipendente possa intaccare il rapporto di fiducia precedentemente instauratosi.
Licenziamento per fatti precedenti all’assunzione: il parere della Cassazione
Un corollario del principio appena esposto lo si ritrova in quell’orientamento giurisprudenziale secondo il quale il datore può licenziare un dipendente anche per fatti precedenti all’assunzione.
La Corte di Cassazione, infatti, ha specificato che è legittimo il licenziamento di un lavoratore per una condanna penale risalente ad anni addietro e riguardante una vicenda extralavorativa, se il reato è talmente grave da compromettere la fiducia tra datore e dipendente.
Un esempio di tale orientamento lo si riscontra nell’ordinanza n. 14114 del 23 maggio 2023 della Suprema Corte, riguardante un caso di violenza sessuale su minorenne. Il datore, dopo aver saputo della condanna, ha deciso di licenziare il lavoratore.
Anche se si trattava di un fatto avvenuto più di 10 anni prima, in ambiente extra-lavorativo, i giudici hanno considerato legittimo il licenziamento. Si tratta, infatti, di una condotta che mira al vincolo fiduciario, indipendentemente dal contesto e dal tempo trascorso dalla vicenda.
In conclusione, sono ammessi i licenziamenti per fatti precedenti all’assunzione, se sono talmente gravi da cancellare la fiducia nel lavoratore.