Brutta notizia per migliaia di lavoratori: nel 2024 ben pochi potranno accedere alla pensione. Vediamo insieme cosa sta succedendo.
Governo nuovo ma stessa legge Fornero per andare in pensione. E proprio un cavillo contenuto nella legge Fornero impedirà a molti di poter andare in pensione nel 2024.
Brutte notizie per migliaia di lavoratori che pensavano di poter smettere di timbrare il cartellino nel 2024. Anche se il prossimo anno avrete raggiunto il requisito anagrafico di 67 anni e il requisito contributivo di 20 anni di contributi, l‘ Inps potrebbe negarvi la pensione. Molti dovranno continuare a lavorare ancora qualche anno. Qualcuno, addirittura, fino a 71 anni. Ma come è possibile? È presto detto: un cavillo poco conosciuto contenuto nella legge Fornero rende possibile il pensionamento solo a chi guadagna molto.
Pensione: ecco perché molti non possono andarci
Come anticipato molti lavoratori non potranno andare in pensione nemmeno se, nel 2024, avranno 67 anni e 20 di contributi. Questi due requisiti non sono più sufficienti.
La legge Fornero, infatti, ha stabilito che per poter andare in pensione a 67 anni non solo è necessario avere almeno 20 anni di contributi. È necessario anche aver maturato un assegno previdenziale pari o superiore a 1,5 volte l’importo dell’Assegno sociale. Quest’ultimo cambia ogni anno in quanto è soggetto a rivalutazione. L’importo dell’Assegno sociale per il 2023 corrisponde a 503,27 euro al mese: di conseguenza, nel 2023, per poter andare in pensione a 67 anni e con 20 di contributi bisogna aver maturato un assegno previdenziale pari almeno a 754,20 euro.
Ma nel 2024 tale cifra non sarà più sufficiente. Come spiegato, infatti, l’importo dell’Assegno sociale è soggetto alla rivalutazione annuale che, il prossimo anno dovrebbe essere del 5,7%. Pertanto nel 2024 l’importo dell’Assegno sociale dovrebbe corrispondere a 533 euro al mese. Una bella notizia per coloro che lo percepiscono. Una pessima notizia per moltissimi altri. Infatti, nel 2024, per poter accedere alla pensione a 67 anni di età e con 20 anni di contributi, sarà indispensabile aver maturato un assegno previdenziale pari o superiore a 800,20 euro mensili. Diversamente si dovrà continuare a lavorare anche fino a 71 anni.
Questa può essere definita una stortura del nostro sistema previdenziale nata dall’unione della riforma Dini del 1995 e della riforma Fornero del 2011. Infatti la riforma Dini segnò il passaggio dal sistema di calcolo retributivo al sistema di calcolo contributivo puro che tiene conto unicamente dei contributi per calcolare l’importo della pensione. Ma chi guadagna poco avrà anche pochi contributi e, di conseguenza, l’importo dell’Assegno previdenziale sarà basso. Il risultato è quello di premiare chi guadagna molto e penalizzare chi guadagna poco. Infatti chi guadagna abbastanza da riuscire a maturare un assegno pensionistico pari almeno a 2,8 volte l’importo dell’Assegno sociale, può smettere di lavorare a soli 64 anni con 20 di contributi. Chi invece guadagna poco rischia di morire prima di riuscire a vedere la propria pensione.