La ripartizione delle spese di riscaldamento nei condomini è un tema spesso controverso. La legge ha introdotto nuove norme che richiedono l’uso di contabilizzatori di calore.
Il riscaldamento centralizzato in condominio è una questione che spesso genera contenziosi quando si tratta di dividere le spese. Non tutti gli edifici sono dotati di un sistema di contabilizzazione del calore, e anche quando lo sono, può ancora emergere l’ingiustizia dovuta alle dispersioni. In particolare, le estremità dell’edificio, come il piano terra e l’ultimo piano, sono le più penalizzate. Ma come affrontare questo problema?
Già da alcuni anni, la legge ha stabilito che le spese per il riscaldamento non devono più essere suddivise in base ai millesimi di proprietà, ma secondo una normativa che prevede una quota fissa e una quota variabile. Quest’ultima viene calcolata mediante strumenti di contabilizzazione, che registrano il consumo effettivo in ciascun appartamento. Questi contabilizzatori sono sotto-contatori che registrano il consumo di calore, raffreddamento o acqua calda per ogni unità immobiliare.
Secondo la legge, nei nuovi edifici con impianto centralizzato, la contabilizzazione del calore è obbligatoria. Tuttavia, esistono due circostanze in cui si può evitare: Impossibilità Tecnica: Se l’installazione non è tecnicamente fattibile; Non Convenienza Economica: Se il costo dell’adeguamento supera il risparmio energetico previsto entro venti anni.
In entrambi i casi, è necessario ottenere una dichiarazione di non convenienza o impossibilità tecnica da un tecnico qualificato. Anche la giurisprudenza permette deroghe se l’applicazione della contabilizzazione del calore non è tecnicamente possibile o sproporzionata in termini di costi rispetto all’obiettivo di risparmio energetico. Quando mancano i contabilizzatori, i costi vengono suddivisi in base al valore millesimale delle unità immobiliari. Secondo la Cassazione, i costi relativi a un servizio comune utilizzato in modo diverso da ciascun condomino devono basarsi sull’utilizzazione effettiva o, in assenza di un sistema di contabilizzazione, sul valore millesimale.
Anche con i contabilizzatori, i consumi di riscaldamento si distinguono in volontari (il calore effettivamente utilizzato) e involontari (le perdite energetiche necessarie per far funzionare il sistema). Questo consumo involontario è noto anche come “quota per la potenza termica impegnata” e deve essere determinato da un tecnico incaricato dal condominio. L’impiego dei contabilizzatori non sempre garantisce una suddivisione equa, poiché le unità abitative ai piani estremi possono ricevere meno calore a causa delle dispersioni.
Alcuni condomini cercano di risolvere il problema aumentando la temperatura della caldaia centralizzata per distribuire il calore in modo più uniforme. In conclusione, la contabilizzazione del calore è un passo importante verso una suddivisione equa delle spese di riscaldamento in condominio, ma è fondamentale considerare le circostanze in cui può essere esentata e garantire che anche senza contabilizzatori si adotti un approccio giusto nella ripartizione dei costi.
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