I canoni di locazione possono avere molteplici problemi, soprattutto se le parti non sono totalmente oneste. Ecco i guai che puoi avere col Fisco.
La situazione dei contratti di locazione in Italia non è idilliaca. Tra i canoni altissimi e le possibilità sempre più ridotte la tentazione di accordarsi irregolarmente è forte. Questo è quello che potrebbe accadere qualora non ci sia trasparenza sul canone d’affitto.
Le recenti situazioni documentate a Milano sono solo la punta dell’iceberg di una situazione di crisi per i contratti di locazione in Italia. Il caro affitti, diretta conseguenza della crisi economica, è un problema grave che si è acuito di recente con l’aumento esponenziale dell’inflazione e di tutte le altre spese.
Questa situazione estremamente complessa può portare le parti che stipulano un contratto d’affitto a cercare un modo alternativo per accordarsi sul prezzo ai danni della comunità. Da questo nascono gli accordi tra le parti che fanno sì che sui contratti di affitto vengano apposte cifre inferiori rispetto a quelle reali.
Il pagamento di una cifra per il canone d’affitto diversa da quella scritta nel contratto può avere più di una ragione, nessuna delle quali pienamente giustificabile. Senza contare che la cifra che compare sul contratto è quella che fa fede quando si vanno a calcolare le tasse che l’affittuario e il locatore devono pagare al Fisco, cosa che rende la menzione di una cifra non corretta molto grave. Il comportamento è sfortunatamente molto conveniente sia per l’affittuario che per l’inquilino, almeno in apparenza, perché entrambi possono risparmiare dal pagamento delle tasse fiscali sulla spesa.
Indicare un canone di locazione simulato può avere pensanti conseguenze che riguardano sia l’oggetto civilistico, cioè la validità delle condizioni contrattuali, sia i profili fiscali, per le imposte dovute sulle somme percepite dal proprietario in nero. Questo fenomeno, chiaramente illegale, è stato tollerato solo perché ritenuto una pratica troppo diffusa per poterla estirpare del tutto. Con i recenti aumenti di controllo fiscale, tuttavia, casi di questo tipo vengono portati davanti a un giudice. Per cui vengono convocati sia l’inquilino che l’affittuario per poter chiarire se l’accordo stabilito dal contratto sia valido oppure no.
Partiamo col fatto che in caso di mancata registrazione del contratto d’affitto all’Agenzia delle Entrate nessuna delle due parti, inquilino e proprietario, possono ottenere tutela in giudizio nel caso in cui la controparte non rispettasse gli accordi. In caso di contratto simulato, quindi, le due parti si accordano per registrare un contratto, ma utilizzarne un altro, cosa che viene considerata come un pagamento totalmente o parzialmente a nero
Tutte le pattuizioni che non sono specificate nel contratto non sono ritenute valide. Questo significa che tutto l’eccesso che viene pagato dall’inquilino che non è registrato dal contratto viene considerato come canone di affitto in nero. Questo porta il Fisco, in caso di controlli, ad intervenire contro il locatore e l’affittuario per frode fiscale e pagamento in nero in modo non diverso da come agirebbe per un caso di lavoro a nero.
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