Importanti cambiamenti in vista sul fronte delle pensioni. Anche Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 potrebbero cambiare.
Il panorama continua a cambiare quando si parla di pensioni. Le proposte sul tavolo dell’Esecutivo sono tante e diverse misure potrebbero venire stravolte. Vediamo insieme cosa succederà.
Il primo tema da affrontare subito dopo le vacanze è quello delle pensioni. La carne al fuoco è tanta, le risorse finanziarie poche. Il Governo ha stanziato non più di 4 miliardi che devono bastare sia ad aumentare gli assegni previdenziali sia a finanziare misure di prepensionamento per agevolare le uscite anticipate. Il punto cruciale sarà riuscire a trovare un equilibrio tra queste due istanze senza penalizzare nessuno. Intanto si profilano importanti cambiamenti e alcune opzioni di pensione anticipata potrebbero essere modificate.
Lunedì 28 agosto il Consiglio dei ministri è tornato a riunirsi per discutere di pensioni e a settembre riprenderanno gli incontri con i sindacati. In ballo ci sono cambiamenti di grande rilievo.
Per prima cosa il Governo Meloni vuole centrare l’obiettivo di aumentare le pensioni e, in particolare, le pensioni minime. Si sta valutando di portare le pensioni minime di chi ha più di 75 anni da 600 euro al mese a 615. Ma non si possono tralasciare neppure le misure di prepensionamento che, da un lato agevolano le uscite anticipate, dall’altro favoriscono il ricambio generazionale nel mondo del lavoro.
Quasi impossibile l’estensione a tutti i lavoratori di Quota 41: la spesa sarebbe non inferiore a 5 miliardi. Cifra che, al momento, non si trova. L’unico modo per estendere Quota 41 sarebbe quello di ricalcolare tutti gli assegni con il sistema di calcolo contributivo puro ma questo genererebbe ingenti perdite per i pensionati con decurtazioni fino a 300 euro al mese. Molto più probabile l’ampliamento della lista dei lavori ritenuti gravosi che danno diritto alla pensione anticipata con Ape sociale.
Questa misura consente di andare in pensione a 63 anni con un requisito contributivo che oscilla tra i 30 e i 36 anni a seconda della categoria lavorativa. Tuttavia con Ape sociale l’assegno previdenziale non può mai superare 1500 euro al mese e non sono previste né la tredicesima né la quattordicesima. Inoltre Ape sociale è esclusa dalla rivalutazione annuale delle pensioni e una persona non potrà tornare a lavorare fino a 67 anni, quando poi avrà diritto alla sua pensione di vecchiaia ordinaria.
I sindacati premono da mesi affinché Opzione donna torni alla sua forma originaria, cioè senza le limitazioni imposte dal Governo Meloni con l’ultima legge di Bilancio. Pertanto, dal 2024, è possibile che Opzione donna torni a rivolgersi a tutte le categorie di lavoratrici e che l’età pensionabile torni ad essere 58 anni e non più 60 come ora. Quasi certa la riconferma per il 2024 di Quota 103 che prevede il pensionamento a 62 anni con 41 di contributi.
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