Grandi notizie per molte famiglie che tra non molto vedranno aumentato l’importo dell’assegno unico. Ma quali saranno i nuovi importi?
Nel 2023, l’Assegno unico per i figli, in base alle stime, lascerà nel tesoretto una cifra pari a due miliardi. La domanda adesso è lecita: come verranno usate tali risorse? Al momento, la Legge di Bilancio non è in possesso di fondi sufficenti per realizzare ogni progetto aggiunto nella riforma. Motivo per cui ogni possibile ingresso è sicuramente benvenuto
In ogni caso però, i rappresentati delle famiglie avanzano una proposta, chiedendo che il tesoretto possa essere ridistribuito tra coloro che beneficiano già dell’Assegno unico, andando ad aumentare la cifra per le famiglie più numerose o al cui interno ci sono presenti figli molto piccoli.
La proposta per distribuire il tesoretto
È questa un’idea su cui si dice d’accordo anche Vincenzo Caridi, il direttore generale dell’Inps, il quale, durante i mesi passati ha affermato: “Eventuali avanzi possono essere sfruttati per rendere più efficiente la misura”.
Durante i primi sei mesi del 2023, i pagamenti per l’assegno unico universale sono stati in grado di assorbire ben 8,28 miliardi di euro. Nel caso in cui la spesa continui ad essere la stessa fino alla fine dell’anno, lo Stato pagherà delle erogazioni pari a 16,6 miliardi, ossia due miliardi di euro in meno della spesa prevista. L’INPS però sembra essere un po’ meno ottimista, in quanto afferma che quest’anno la spesa sarà pari a 17,4 miliardi di euro visto che non mancheranno nuove richiesta nella stagione autunnale.
In questo modo, la cifra che resterà disponibile è pari a 1,2 miliardi di euro. Un episodio precedente si è verificato l’anno scorso, ossia nel 2022 quando c’era stato un risparmio inerente alle erogazioni mancate. Infatti, lo scorso anno, il 20% delle famiglie avevano ottenuto l’erogazione dell’assegno minimo.
In questo modo, tramite il decreto Aiuti bis, il governo precedente aveva preso la decisione di destinare più di 600 milioni verso altre misure che avevano delle finalità sociali differenti. Quanto sta accadendo, almeno in un’ottica futura e considerando la finalità stessa dell’Assegno unico, non è da considerarsi positivo. Il rischio, infatti, è che il surplus di finanziamento possa ripresentarsi in futuro in maniera più corposa.
Secondo i dati più recenti, infatti, la popolazione la cui fascia anagrafica è compresa tra i 0 e i 20 anni sembra essere in calo per una percentuale pari al 23% e quindi, entro il 2030 i beneficiari diminuiranno fino a raggiungere una quota pari a 9,7 milioni. Una vera e propria emorragia di nascite che il governo sta cercando di tamponare, per il momento senza esito.