Sanità pubblica a rischio: emergenza finanziaria e soluzioni possibili messe in campo dal Governo che deve fare i conti con il bilancio dello Stato.
La sanità pubblica è di nuovo in pericolo. Le Regioni hanno da tempo sollevato le preoccupazioni riguardo ai problemi finanziari del settore salute, ma finora sono rimaste inascoltate. Nel recente documento di economia e finanza del governo (Def), il fondo destinato al servizio sanitario nazionale è stato incrementato da 127,8 a 132,7 miliardi di euro, un aumento di 4,9 miliardi di euro. Tuttavia, questa somma risulta essere insufficiente per affrontare le sfide imminenti.
L’incremento dei costi del personale a seguito dei rinnovi contrattuali e i rimborsi dovuti alle industrie del settore biomedicale stanno mettendo a dura prova la stabilità finanziaria della sanità pubblica. Secondo quanto riportato da fonti attendibili, la spesa effettiva sta subendo un aumento dell’11,5% a causa dell’inflazione sanitaria e di ulteriori 2,5 miliardi di euro destinati al rinnovo dei contratti stipulati tra il 2019 e il 2021.
I 4,9 miliardi di euro aggiuntivi non sono sufficienti per garantire la sostenibilità del servizio nazionale sanitario così come lo conosciamo. Ciò comporterebbe il rischio di un commissariamento e l’attuazione di piani di rientro, con impatti diretti sulle prestazioni sanitarie e l’assunzione di nuovo personale, il che potrebbe compromettere la qualità dei servizi erogati.
Nel mese di marzo scorso, avevamo già discusso della carenza di fondi destinati alle Regioni per il settore sanitario, che all’epoca ammontava a circa 5,2 miliardi di euro, ovvero la spesa totale sostenuta per la gestione della pandemia fino al 2021. Con l’aumento dei costi energetici e dell’inflazione generale, il debito ha continuato ad accumularsi. Le preoccupazioni erano state sollevate, con il sistema sanitario a rischio di collasso e l’obiettivo di mettere tutto a posto entro aprile. Purtroppo, questa speranza è rimasta vana.
Cresce l’allarme per la qualità dei servizi sanitari
Oggi, l’allarme è ancora più serio, con gravi preoccupazioni riguardo la qualità e la quantità dei servizi sanitari pubblici. Tagliare spese e stringere le cinture non rappresenta una soluzione adeguata. Durante la pandemia di COVID-19, sono emerse crescenti esigenze da parte dei cittadini, come testimoniato dalle lunghe liste d’attesa e dai debiti accumulati.
Al momento, mancano circa 15 miliardi di euro per finanziare adeguatamente la sanità pubblica. Nonostante l’aumento di 4,9 miliardi di euro previsto dal Def, tale incremento non tiene conto dell’inflazione, dei costi derivanti dai contratti dei medici e di altre spese impreviste. In altre parole, l’aumento proposto risulta insufficiente per sostenere i costi crescenti.
Di fronte a questa realtà, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, si sta preparando a chiedere ulteriori 3-4 miliardi di euro nella prossima manovra finanziaria al collega dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Tuttavia, anche se queste richieste venissero soddisfatte, resterebbe un vuoto finanziario significativo, e saranno le Regioni a dover trovare soluzioni adeguate.
In un’ottica di soluzione creativa, Schillaci sta anche considerando l’opzione di introdurre una nuova tassa sulle giocate e sulle scommesse, un’idea suggerita da Franco Zaffini, presidente della commissione Sanità e Lavoro di Palazzo Madama. Tuttavia, anche con questa tassa, il rischio di non coprire completamente i costi rimane elevato, lasciando gli spazi di manovra per l’anno successivo molto limitati. La situazione della sanità pubblica italiana rimane quindi estremamente critica, e richiederà uno sforzo collettivo per garantire servizi sanitari di alta qualità e accessibili a tutti i cittadini.