È stata confermata la tassa sugli extraprofitti, che potrebbe tradursi in una pesante mazzata per i cittadini italiani. Analizziamo tutti i risvolti possibili.
Chiedersi in che misura incideranno sulle tasche degli italiani le modifiche conti correnti in delega fiscale e la tassa extraprofitti sulle banche è lecito.
Quest’ultima, soprattutto, voluta dal Governo Meloni sta facendo discutere e non poco, nonostante sia un’imposta una tantum a carattere straordinario. Andiamo ad analizzarla e vediamo anche le possibili conseguenze per i correntisti.
Tassa sugli extraprofitti delle banche: come funziona?
Questa tassa introdotta dal Governo è una sorta di prelievo che viene applicato agli extraprofitti delle banche, ossia sulla differenza tra interessi passivi e interessi attivi. Viene calcolata su base biennale, quindi su quella dello scorso anno e su quella di quest’anno. L’aliquota applicata è pari al 40% sul valore maggiore del margine d’interesse nel 2022 che ha superato quello del 2021 del 5%, mentre è del 10% l’eccedenza tra 2022 e 2023.
La tassa, in ogni caso, non può superare la quota del 25% del valore del patrimonio bancario netto al momento della chiusura d’esercizio 2022. Una tassa questa introdotta dopo l’aumento vertiginoso dei tassi d’interesse, che ha impattato negativamente sulle rate dei mutui. Escluse dalla misura le società d’intermediazione mobiliare e i fondi comuni d’investimento.
Delega Fiscale: come andrà a incidere sui conti correnti
Con la tassa sugli extraprofitti lo Stato avrà maggiori entrate da usare per tagliare le tasse che gravano sui cittadini e sostenere i mutui. Le banche, però, per attutire il colpo, potrebbero aumentare i costi di gestione su carte e conti correnti.
Banca d’Italia ha rilasciato gli ultimi dati, che evidenziano come la spesa di gestione dei conti sia aumentata di 3,8 euro, con il costo annuo che è arrivato a 94,7 euro per ogni cittadino. Ciò per via dell’aumento delle spese di fisse, di emissione e di gestione delle carte di pagamento. Costi che potrebbero aumentare proprio per via dell’introduzione della tassa extraprofitti.
Nessun prelievo forzoso su conti correnti, e nemmeno tassa ex novo da applicare su di essi, cosa che invece accadrà per gli investimenti a lunga durata. Invece, i conti correnti sono interessati dai pagamenti diretti di multe e cartelle. In base alle ultime novità della delega fiscale, chi acconsentirà all’addebito diretto sul conto corrente di multe, cartelle, IMU, Tari, ecc., otterrà uno sconto fino al 30% immediato sull’importo da pagare.
Potrebbe cambiare la tassazione su BOT, azioni, BTP, obbligazioni, investimenti e fondi. Una revisione iniziata dal governo Draghi, che venne poi bloccata. Ma cosa prevedeva? L’introduzione di due aliquote del 15% e del 26% come tassazione su redditi da capitale. L’altra ipotesi era un’unica aliquota proporzionale pari al 23%.
Non ci sono certezze in merito. L’unica notizia parla dell’intenzione di mantenere la tassazione dei redditi che derivano da titoli di stato invariata, ossia a quella agevolata pari al 12,5%.