Attraverso le cartelle esattoriali l’Agenzia delle Entrate recupera le somme che l’ente stesso ritiene siano dovute. C’è un modo per non pagarle?
Le cartelle esattoriali sono strumenti del diritto tributario italiano attraverso cui la pubblica amministrazione notifica l’avvenuta iscrizione a ruolo che permette all’Agenzia delle entrate-Riscossione di agire coattivamente nei confronti del contribuente per recuperare il credito vantato. Per l’ordinamento italiano esiste più di un modo per non pagarle. Per ogni cartella si può ottenere lo sgravio parziale o l’annullamento totale. Ma come?
L’ordinamento italiano stabilisce che quando si riceve una cartella esattoriale è possibile chiederne l’annullamento con istanza in autotutela. Si tratta di uno strumento veloce ed economico che permette al contribuente di contestare per errori sostanziali o formali la notifica del debito e l’intenzione di riscossione.
Per chiedere di annullare in tutto o in parte il debito presente nella cartella si può anche far ricorso all’autorità giudiziaria competente. Proprio sulla cartella che si ha intenzione di impugnare si troveranno maggiori informazioni su come effettuare il ricorso e a quale giudice inviarlo.
Gli errori sostanziali e formali da parte dell’Agenzia delle Entrate non sono però così comuni. Quindi, qualora il debito fosse reale e correttamente notificato, bisognerebbe intraprendere un’altra strada per poter evitare il pagamento della cartella.
Come non poter pagare le cartelle esattoriali: il trucco contenuto nella nuova legge di bilancio
Una delle misure previste dalla Legge di Bilancio 2023 è la tregua fiscale. Questa misura prevede, fra le altre cose, la possibilità di rettificare i debiti insoluti con le autorità fiscali. L’articolo 166 della legge 197/2022 delinea la regolarizzazione degli errori come parte di questa sanatoria.
La tregua fiscale offre in pratica la possibilità di correggere le irregolarità formali commesse entro il 31 ottobre 2022. Per farlo, i contribuenti possono risolvere il debito in due pagamenti annuali dell’importo minimo stabilito. La sanatoria riguarda le violazioni e le infrazioni d’ufficio, per un prezzo standard di 400 euro.
Qualsiasi sia il debito, dunque, se la violazione è d’ufficio, ce la si può cavare con due distinti versamenti di 200 euro ciascuno o con un unico versamento di 400 euro entro il 31 ottobre 2023.
Bisogna però capire quali sono le irregolarità formali incluse nella sanatoria. La misura, infatti, non consente di evitare il pagamento di tutti i tipi di cartelle esattoriali, ma solo quelle che rimandano al mancato rispetto delle dichiarazioni annuali, l’inesatta o incompleta comunicazione dei dati contribuenti, l’omissione o l’inesattezza nella presentazione delle liquidazioni IVA.
E ancora: l’omissione o l’irregolarità nella presentazione degli elenchi Intrastat, l’irregolarità nella tenuta delle scritture contabili senza impatto fiscale, l’omessa, l’incompletezza o la falsificazione dei questionari, e le irregolarità nell’avvio, modifica o cessazione delle attività relative all’IVA.