Il Governo torna al lavoro e si concentra subito sulla riforma delle pensioni: nel 2024 potrebbe formalizzarsi una fusione tra Ape sociale e Opzione donna.
Per poter dare un possibile sbocco all’idea della quota 41 per tutti, si parla di una potenziale mossa a sorpresa da parte dell’esecutivo: una modifica di Opzione donna. Si parla infatti di una discussione sull’opportunità di fondere l’Ape sociale con il beneficio che ha consentito alle lavoratrici di ottenere la pensione di anzianità con requisiti anagrafici più favorevoli rispetto a quelli in vigore.
Ciò potrebbe portare alla cancellazione del regime sperimentale dedicate alle donne, o meglio, all’introduzione di una nuova formula che potrebbe abbattere l’età minima richiesta a sessant’anni. Un’Ape sociale più estesa, simile alla precedente Opzione donna, con requisiti più flessibili per caregiver e lavoratrici in specifiche condizioni.
Secondo alcune fonti, Opzione donna potrebbe quindi essere una delle norme sacrificate nella prossima legge di Bilancio. Il meccanismo sperimentale aperto alle lavoratrici ha permesso finora a circa 170.000 donne di pensionarsi in anticipo.
Ma il numero di richieste presentate pare che notevolmente diminuito nel primo trimestre del 2023. Quest’anno le richiedenti sarebbe state 7.500 circa, rispetto alle 11.000 dello stesso periodo nel 2022.
Come anticipato, il Governo di Giorgia Meloni starebbe ora studiando una nuova proposta per un innalzamento dell’età minima per accedere a Opzione donna da cinquantotto o cinquantanove anni a sessant’anni, sempre con almeno trentacinque anni di contributi.
Opzione donna e cristallizzazione del diritto
Comunque, per tutto il 2023, Opzione donna è stato prorogato. Quindi è ancora possibile sfruttare questo canale di uscita privilegiato. Vale tuttavia la regola secondo la domanda di pensionamento può essere presentata in qualsiasi momento successivo se i requisiti anagrafici e contributivi sono perfezionati entro il 31 dicembre 2022. Si tratta della cosiddetta cristallizzazione del diritto a pensione.
Quindi non solo nel 2023 ma anche nel 2024 o nel 2025 sarà possibile sfruttare le regole attuali. Questo perché la verifica dei requisiti soggettivi indicati dalla norma va effettuata al momento della presentazione della domanda di pensionamento, ed è dunque sempre possibile fruire del pensionamento anticipato anche se questi si realizzano negli anni successivi.
Facciamo un esempio pratico. Una lavoratrice con sessant’anni di età e trentacinque anni di contributi al 31 dicembre 2022 potrà scegliere opzione donna anche se le viene riconosciuta una invalidità civile di almeno il 74% dopo il 31 dicembre 2022. Lo stesso vale per una lavoratrice con cinquantotto anni e trentacinque anni di contributi al 31 dicembre 2022 il cui tavolo di confronto al MISE si apra nel 2024 o nel 2025.