Differenza di stipendio tra uomini e donne: ci sarà un cambiamento mai visto.
Da parecchi anni le donne lottano per avere gli stessi diritti e lo stesso stipendio che spetta agli uomini. Tuttavia, molte di esse non sentono il bisogno di manifestare per la retribuzione, poiché pensano che non sia il loro caso. Questo perché? Perché non potendo vedere, né sapere, la busta paga dei colleghi uomini, ne rimane all’oscuro.
Il principio della parità delle retribuzioni per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore è stato introdotto nel 1957, con il Trattato di Roma. Eppure, il divario retributivo di genere (gender pay gap) persiste, con piccoli miglioramenti nel corso degli ultimi anni. Inoltre, nell’Unione Europea il divario retributivo cambia in base al Paese in cui si è. Nel 2021, gli Stati che hanno presentato più discrepanze sono: Estonia, Austria, Germania, Ungheria e Slovacchia.
Il fatto che le donne, all’ora, siano pagate meno degli uomini, rappresenta sia una disuguaglianza sociale, ma ha anche altri fattori. Per esempio, se si calcolano le percentuali dei Paesi che tendono ad avere un divario più alto o più basso, ciò è implicato anche dal settore. Ci sono dei settori in cui lavorano più uomini che donne e viceversa, inoltre i ruoli dirigenziali sono quasi sempre coperti da uomini e le donne sono più a rischio disoccupazione. Tuttavia, nonostante lo stesso lavoro e lo stesso ruolo, molte di esse sono pagate il 23% di meno all’ora, come le donne manager, le più svantaggiate.
Per combattere questo divario, l’Unione Europea ha lanciato una direttiva per la parità dello stipendio tra i due sessi: Direttiva UE 2023/970 del 10 maggio 2023. Lo scopo è quello di porre fine al gender pay gap, attraverso la trasparenza retributiva e i relativi meccanismi di applicazione. I lavoratori avranno l’opportunità di conoscere la retribuzione del collega che svolge la sua stessa mansione nello stesso luogo di lavoro. In Italia dovrebbe entrare in vigore il 7 giugno 2026.
La direttiva permette ai lavoratori e ai loro rappresentanti di avere delle informazioni che siano chiare ed esaustive, sui livelli retribuiti, suddivisi per genere. In più, sono vietate clausole, per i dipendenti, che impediscano loro di non divulgare informazioni sul proprio stipendio o in merito ad esso o allo stipendio di altre categorie di lavoratori.
Nella differenza salariale c’è una bella e buona discriminazione di genere, che non dipende dalle abilità lavorative o dal settore, ma dal sesso. Pregiudizi e stereotipi imposti da una civiltà ormai scomparsa, ma ancora attuali, che minano la vita sociale ed economica delle donne. Finalmente, l’Unione Europea ha deciso di dare più valore a quello che veniva considerato il sesso debole.
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