La sanità pubblica in Italia non riesce a compiere passi in avanti per risolvere il problema delle infinite liste di attesa. Qual è il motivo?
Alcune Regioni sono particolarmente sofferenti. I cittadini non riescono a prenotare visite per mesi e mesi, cosa si sta facendo per sistemare la situazione?
La Corte dei Conti ha indagato sull’assistenza pubblica in Italia e ha definito il quadro generale della nostra nazione. Purtroppo è stato rilevato come in molti territori la situazione sia sconfortante. In 15 regioni il bilancio è in rosso mentre in sette regioni i livelli essenziali di assistenza ossia le cure garantite dal Sistema Sanitario Nazionale sono insufficienti. Basterebbe solo questo per far comprendere le difficoltà del servizio sanitario ma i pessimi riscontri non finiscono qui.
I fondi per le liste di attesa sono stati spesi al 70%. Parliamo di 500 milioni di euro stanziati due anni fa. In più nessun recupero dei ricoveri è stato registrato né degli screening o delle visite saltate a causa del Covid? Vogliamo dare tutta la colpa alla pandemia? L’emergenza sanitaria mondiale ha avuto un impatto negativo per ovvi motivi sul sistema sanitario nazionale, è innegabile. Ma i problemi di liste di attesa infinite c’erano anche prima del Covid.
La crisi della sanità pubblica continua, come fare ad uscirne?
Il Covid ha peggiorato una situazione già fortemente in crisi. Le liste di attesa erano e sono infinite, mesi e mesi (se non anni) prima di poter fare una visita o un esame che potrebbe salvare la vita. I fondi a poco servono se mancano specifiche competenze.
Oltre ad erogare i soldi il Ministero della Salute dovrebbe intervenire in modo più deciso dove c’è maggiore crisi. Individuare le problematiche reali e tentare di risolverle. Ma c’è l’autonomia differenziata a frenare l’intervento del Ministero, con le regioni lasciate a gestire in modo indipendente il sistema sanitario.
Oltre all’incapacità di utilizzare le risorse e alla mancanza di competenze aggiungiamo il deficit complessivo del SSN. Ben 1,469 miliardi di euro nel 2022 a causa della differenza tra entrate previste per la copertura dei livelli essenziali di assistenza e le spese effettivamente sostenute.
Solo 14 Regioni hanno Lea sufficienti. Al Sud le criticità maggiori, stupore per l’insufficienza della Valle d’Aosta nelle aree ospedale, distretto e prevenzione. Sicilia e Bolzano pessime per la prevenzione mentre la Campania risulta insufficiente nell’area territoriale. Nelle Regioni del Sud, infine, sono state utilizzate solo il 41% delle risorse per smaltire le liste di attesa.