Cambiano gli stipendi degli italiani, con aumenti importanti ogni mese. Ecco per chi è la mossa del Governo.
In questo periodo è in discussione da parte del Governo come risolvere la situazione degli stipendi degli italiani. Come è risaputo purtroppo, i salari non sono aumentati negli ultimi 10 anni e molti lavoratori si trovano in condizioni economiche critiche perché non sono adeguati al rincaro della vita.
Soprattutto negli ultimi 2 anni, con l’aumento dei prezzi in modo incontrollato è aumentata la povertà di tante famiglie. I rincari sono stati percepiti per i beni di prima necessità, sui trasporti, vacanze e beni secondari. Una situazione che ha dato un sacco di lavoro al Governo Meloni che ora sta studiando una strategia per risolvere questa situazione critica.
Aumentano gli stipendi in Italia, ecco per chi
Negli ultimi giorni si è parlato molto di salario minimo, esigenza che ha accomunato maggioranza e opposizione che però non sono arrivati a un accordo. L’interesse è quello di aumentare gli stipendi e combattere il lavoro sottopagato. Poi c’è un nuovo disegno di legge che mira ad aumentare le paghe, ma ha attirato tante critiche.
Dopo l’approvazione del disegno di legge di delega sulla riforma fiscale, il Governo si appresta a rivedere l’Irpef. L’obiettivo finale è quello di approvare un’aliquota unica, come promesso durante la campagna elettorale di Giorgia Meloni. Tuttavia, persistono ancora critiche sulla flat tax per tutti, perché l’articolo 53 della Costituzione stabilisce il principio della progressività dell’imposta, che deve crescere in proporzione al reddito e alla capacità economica di tutti i cittadini.
Al contrario, la flat tax prevede che tutti i contribuenti paghino la stessa percentuale del proprio reddito in tasse, indipendentemente dal loro reddito stesso. Ora tocca vedere come il Governo possa applicare questa rivisitazione dell’Irpef sui principi della Costituzione, ma nel frattempo è stata delineata una road map che prevede la riduzione degli scaglioni dell’imposta.
La Meloni ha intenzione di implementare il modello di aliquota impositiva unica e ridurre gli scaglioni da 4 a 3, poi ridefinire le detrazioni, deduzioni e crediti di imposta attualmente in vigore. Ciò ha lo scopo di ridurre il carico fiscale sui contribuenti. Per compensare saranno aumentate le deduzioni per molte altre categorie, tuttavia si dovrebbero cercare i fondi e superare i vincoli di finanza pubblica.
Le categorie che il Governo vorrebbe tutelare sono famiglie con figli, disabili, settori come istruzione, salute, beni culturali, previdenza complementare e vuole mirare all’equità fiscale tra i diversi redditi, eliminando le iniquità tra reddito da lavoro dipendente e quello da altre attività soggette a Irpef.
Tuttavia, una delle ipotesi è l’accorpamento degli scaglioni in un’unica fascia che comprenda redditi tra 15mila e 50mila euro, da sottoporre a un prelievo del 27%. Purtroppo però a beneficiarne sarà la fascia dai 28mila e i 50mila euro che passerebbe da un prelievo del 35% (ad oggi) a 27%. Gli effetti fiscali in busta paga vedrebbero, ad esempio, sui redditi di 20mila euro, un’imposta da 4700 euro a 4.600 (-2,13 di sgravio).
Lo sconto sarà maggiore al crescere del reddito e questa è la parte più criticata di questa proposta fiscale. Ad esempio, chi percepisce 35mila euro all’anno avrà uno sgravio fiscale di 400 euro contro i 100 di chi percepisce 20mila euro. Chi percepisce dai 50mila euro sarà di 700.
Secondo l’analisi questa riforma privilegerà chi ha redditi più alti, mentre penalizzerà chi è meno abbiente. Tuttavia, potrebbe essere un cambiamento significativo se si modificasse l’Area non Tassabile per dipendenti e pensionati.