Il versamento dei contributi volontari è davvero un ottimo metodo per raggiungere i requisiti per la pensione in anticipo? Scopriamolo.
La contribuzione volontaria consente di smettere di lavorare con qualche anno di anticipo rispetto al compimento dell’età pensionabile.
È lo strumento a cui ricorrono, ad esempio, i lavoratori part- time, che vogliono coprire i periodi scoperti.
I contributi volontari possono essere versati all’INPS in maniera autonoma, qualora ricorrano una o entrambe le seguenti condizioni:
- il lavoratore non ha maturato il requisito contributivo prescritto dalla legge per il diritto alla pensione. È la situazione in cui si trovano, ad esempio, coloro a cui mancano pochi anni per il pensionamento e che perdono improvvisamente il lavoro. Se non riescono a trovarne uno nuovo, possono versare volontariamente i contributi mancanti per il raggiungimento della soglia minima per la pensione;
- il lavoratore ha raggiunto il requisito contributivo ma vuole incrementare l’ammontare dell’assegno spettante.
Versamento contributi volontari: quando conviene e quando no
È lecito chiedersi se versare i contributi volontari all’INPS sia davvero una scelta conveniente, per assicurarsi la pensione e se esistano delle valide alternative.
Per capire quale opzione sia quella migliore, bisogna valutare la situazione. Se, infatti, mancano solo poche settimane di contribuzione per maturare il requisito pensionistico, allora i versamenti volontari possono essere molto utili.
Se, però, mancano diversi anni al raggiungimento della pensione, l’operazione potrebbe essere molto costosa e, quindi, poco conveniente.
La procedura corretta per l’accredito della contribuzione volontaria
Se per il lavoratore è conveniente provvedere al versamento dei contributi volontari, deve presentare domanda all’INPS e aspettare di essere autorizzato.
Nel caso di approvazione, l’Istituto di Previdenza provvederà all’invio dell’avviso con la specificazione dei modi e dei tempi stabiliti per il pagamento.
I contributi non possono essere versati in un’unica soluzione, ma necessariamente per trimestre, nel seguente modo:
- I trimestre (gennaio- febbraio- marzo): da pagare entro il 30 giugno;
- II trimestre (aprile- maggio-giugno): da pagare entro il 30 settembre;
* - III trimestre (luglio- agosto- settembre): da pagare entro il 31 dicembre;
- IV trimestre (ottobre- novembre- dicembre): da pagare entro il 31 marzo.
In ogni caso, il contribuente può sempre richiedere il prospetto delle somme versate.
Come si calcola l’ammontare da pagare all’INPS per il riconoscimento di tali contributi? Per procedere bisogna prendere come parametro lo stipendio percepito nell’ultimo anno di lavoro e, poi, moltiplicare il reddito per l’aliquota del 33%, se lavoratore dipendente, privato o pubblico assicurato o del 32,65%, se iscritto al Fondo ex IPOST oppure dipendente di Enti locali.
Se, inoltre, il reddito delle ultime 52 settimane è maggiore di 47.143 euro, all’aliquota di riferimento va aggiunto un 1%.