L’Unione Europea punta sulla transizione ecologica ed energetica. E dal 2035 il rischio per le case “non green” è di poter essere vendute e affittate solo a prezzi stracciati.
È un dibattito che nel Parlamento Europeo si discute da mesi: all’interno della Direttiva Case Green, è giusto ed opportuno inserire un articolo che preveda il divieto di vendere ed anche di affittare immobili che siano rimasti a livelli di classe energetica inferiore a D oppure ad E? Ebbene, le previsioni puntavano verso questa direzione.
Nello specifico, per le case di classe energetica E si era ipotizzato l’anno 2030 come termine per la possibilità di vendita e di affitto e l’anno 2033 per le case di classe energetica D. Dopodiché, a partire dal 2035, l’ipotesi era di far scattare il divieto per tutti gli immobili di classi inferiore in tutta l’Unione Europea. L’obiettivo, senz’altro nobile, è di spronare i proprietari ad adeguare gli immobili a standard di sostenibilità maggiori; ma a quali costi? E con quali rischi?
Ebbene, in sostanza assai proibitivi gli uni (basti pensare che, prendendo come riferimento un bilocale condominiale, i costi degli interventi di adeguamento si aggirerebbero sui 60.000 Euro circa) ed assai elevati gli altri, soprattutto in considerazione di un possibile effetto “bolla” per il mercato immobiliare. La quale, pur in nome della salvaguardia dell’ambiente, potrebbe condurre ad estese, “selvagge” e pericolose forme di speculazione. Dunque cosa fare?
È bene chiarire un aspetto: allo stato attuale ed in via ufficiale una norma che vieti la vendita e l’affitto di case di classe energetica bassa nella Direttiva Case Green non c’è. Al momento, ciò che risulta è piuttosto un’indicazione chiara relativa al mercato immobiliare. Parafrasando, possiamo interpretarla così: non sei obbligato ad adeguare il tuo immobile, ma quando vorrai venderlo o affittarlo potrai farlo a prezzi inferiori rispetto a chi si sarà adeguato.
Lo scenario che si prospetta, dunque, rende plausibile ritenere che una forma di bolla speculativa potrà quindi essere in agguato: perché molti immobili di grande valore storico, artistico e paesaggistico, in particolare quelli edificati prima del 1918, verranno immessi sul mercato a prezzi stracciati, anche assai minori di monolocali moderni di classi energetiche elevate.
Occorre dunque trovare una soluzione efficace affinché i proprietari non vengano lasciati soli a provvedere alle opere di adeguamento: non tutti hanno le risorse per poterlo fare ed il rischio è che solo gli individui particolarmente abbienti possano provvedere, arricchendosi ancora di più ed aumentando il divario di classe sociale. Da pensare troppo all’uomo e troppo poco all’ambiente, insomma, ora corriamo il rischio opposto, con conseguenti risultati di possibile disparità e speculazione.
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