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Pensione anticipata per tutte le donne: approfitta subito del nuovo canale d’uscita comodo

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Giuseppe F.

Potrebbero esserci in arrivo delle importanti novità sul canale privilegiato di uscita dal lavoro per le donne: ecco cosa cambia.

Il Governo continua a lavorare su una nuova formula di pensione anticipata dedicata alle donne. Per tutto il 2023 si è parlato spesso, e non sempre in termini lusinghieri, di Opzione Donna, il servizio permette alle lavoratrici dipendenti e autonome (che abbiano maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e un’età di almeno sessant’anni) di presentare domanda di pensione anticipata.

Pensione anticipata per tutte le donne
Novità sulle pensioni anticipate per le donne – ilovetrading.it

Dopo il rinnovo della misura prodotto dalla prima Legge di Bilancio del Governo Meloni lo scorso gennaio, le parti sociali e le opposizioni hanno criticato aspramente l’esecutivo. In generale, si è imputato al Governo l’aver reso molto difficile l’accesso a un’importante misura di flessibilità (attiva dal 2004) per ragioni di contenimento della spesa.

Parti di quelle critiche sono state recepite dal Governo, ed è per questo che la misura potrebbe essere perfezionata. Ma come? Il regime agevolato sperimentale e contributivo per le donne lavoratrici dovrebbe essere parte integrante della Legge di Bilancio 2024.

Novità pensioni anticipate per le donne: cosa potrebbe cambiare?

Con buona probabilità, verrà ancora innalzata l’età di uscita a partire dalla quale la misura diventerà fruibile. Ma si spera che l’esecutivo riuscirà comunque a trovare delle soluzioni per eliminerare le problematiche che hanno reso le pensioni anticipate per le donne parecchio problematiche.

Pensioni anticipate donne
Nuove pensioni anticipate per le donne: cosa cambia – ilovetrading.it

Il Governo potrebbe eliminare i limiti più odiosi e discriminanti che hanno agevolato finora le lavoratrici in base ai figli avuti nella loro vita. Ci saranno poi novità anche per la platea di disabili, caregivers, licenziate e addette di aziende con tavoli di crisi avviati.

Diverse analisi contestuali hanno provato che sono sempre meno le lavoratrici che avrebbero diritto a una pensione più retributiva che contributiva (ovvero quelle con più di diciottanni anni di contributi al 31 dicembre 1995). Ma lo Stato non potrebbe permettersi di estendere il canale preferenziale a una platea troppo ampia.

Ciononostante si parla di estendere Opzione Donna a partire dai sessant’anni di età, senza distinzioni di platea. Una soluzione complicata ma non da escludere a priori. L’alternativa sarebbe quella di introdurre la cosiddetta APE rosa.

Si tratterebbe in pratica di trasformare Opzione Donna in una misura di accompagnamento alla pensione, simile all’APE sociale. Le lavoratrici potrebbero quindi lasciare il lavoro a sessant’anni ricevendo una indennità pari alla pensione contributiva maturata, ma solo fino ai sessantasette anni di età. Raggiunto questo traguardo, si dovrebbe fare domanda per la pensione di vecchiaia.

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