Il tema delle pensioni continua ad occupare e a preoccupare Palazzo Chigi. Vediamo insieme che cosa accadrà nel 2024.
Palazzo Chigi sta per chiudere per ferie e il tema delle pensioni è rimandato a settembre. Nel frattempo, però, si può già prevedere che cosa accadrà il prossimo anno.
Non si possono fare i conti prima dell’oste, recitava un vecchio proverbio. E, allo stesso modo, non si possono ancora fare previsioni certe finché l’Osservatorio per la spesa previdenziale, istituito dal Ministero del Lavoro, non dirà con esattezza quante risorse il Governo può spendere per la riforma delle pensioni. Le pensioni sono un nodo cruciale, un nodo da sciogliere il prima possibile se non vogliamo che la legge Fornero torni per tutti a partire dal prossimo anno.
Tuttavia solo a settembre, con la nota aggiuntiva del Def, si potranno gettare le basi per la legge di Bilancio 2024 e capire cosa si potrà fare nel breve termine, cosa si potrà fare entro la fine della legislatura e cosa, probabilmente, non si potrà fare mai. Nel frattempo i sindacati continuano a premere sul pedale dell’acceleratore per ottenere uscite anticipate già a 62 anni o dopo 41 anni di contributi.
Pensioni: ecco cosa cambierà nel 2024
Per il momento è un niente di nuovo sotto al sole. Ogni decisione sulle pensioni è stata rimandata a settembre. Però, in base a quanto emerso nelle ultime settimane, qualche previsione già si può fare.
Intanto, almeno per il 2024, possiamo escludere l’estensione a tutti i lavoratori di Quota 41. Questa misura – cavallo di battaglia della Lega – prevede il pensionamento al raggiungimento di 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Al momento si rivolge unicamente ai lavoratori precoci con almeno un anno di contributi versati prima di aver compiuto 19 anni, agli invalidi con almeno il 74% di disabilità e agli addetti a mansioni usuranti.
Quota 41 costerebbe allo Stato ben 5 miliardi di euro: è altamente improbabile che tale cifra spunti per miracolo a settembre. Per renderla fattibile si era pensato di modificare Quota 41 calcolando tutti gli assegni pensionistici con il sistema contributivo puro. Questo metodo però, farebbe perdere circa 300 euro al mese a tutti i pensionati. Pertanto, per il 2024, Quota 41 per tutti non s’ha da fare.
È probabile la proroga di Quota 103: misura di prepensionamento che prevede l’uscita dal lavoro a 62 anni con 41 di contributi. Purtroppo, però, questa opzione non ha riscosso particolare successo: poche le richieste e ancor meno quelle accettate dell’Inps. Un enorme punto interrogativo pende su Opzione donna: i sindacati chiedono che vengano ripristinate le condizioni originali che prevedevano la pensione anticipata a 58 anni con 35 di contributi per tutte le lavoratrici. Ma il Governo frena: non ci sono abbastanza risorse per esaudire la richiesta.
Infine, negli ultimi giorni, ha fatto capolino l’idea di ripristinare Quota 96: in pensione a 61 anni con 35 di contributi. Misura in vigore fino al 2012 e poi cancellata dal Governo Monti. Il punto è che, anche in questo caso, la spesa pubblica sarebbe enorme e insostenibile. Per questa ragione è escluso che Quota 96 possa rivolgersi a tutti i lavoratori. Probabilmente, se verrà introdotta, riguarderà solo categorie molto specifiche come chi svolge lavori usuranti.