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In pensione nel 2024: ecco quanti contributi serviranno | Allarme per i nuovi dati

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Samanta Airoldi

I problemi, quando si parla di pensione, non finiscono davvero mai. Fa capolino una nuova proposta da attuare già nel 2024.

Il tema delle pensioni è più scottante del sole di agosto. Sindacati e Governo continuano a mettere sul tavolo idee e proposte volte al superamento della legge Fornero. Vediamo cosa accadrà nel 2024.

Pensione nel 2024
Novità sulle pensioni-(Ansa foto)- Ilovetrading.it

La pensione resta un rebus da risolvere a tutti i costi ma il problema sono proprio i costi: troppi per le casse dell’Inps. Superare la legge Fornero è un obiettivo di legislatura del Governo Meloni ma per farlo bisogna anche trovare risorse finanziarie che, al momento, sembrano non esserci. Quota 103 scadrà a fine 2023 e l’Esecutivo non ha ancora deciso se rinnovarla oppure no. Stesso discorso vale anche per Opzione donna e Ape sociale. Tuttavia se non si trova il modo di estendere a tutti i lavoratori Quota 41, il ritorno alla Fornero sarà inevitabile. Nelle ultime ora ha preso piede una nuova proposta che, però, a molti non piacerà.

Pensione nel 2024: ecco cosa succederà

Il ritorno alla Fornero per tutti è ciò che tutti i lavoratori temono. Lavorare fino a 67 anni – o anche fino a 71 se non si raggiunge il requisito contributivo minimo di 20 anni – non piace proprio a nessuno. I nodi da sciogliere sono ancora tanti e ogni nuova proposta deve fare i conti con un fattore: le casse della previdenza sociale.

Quando si andrà in pensione
Ecco come cambieranno le pensioni/ Ilovetrading.it

Cavallo di battaglia del Centrodestra in campagna elettorale era l’estensione a tutti di Quota 41. Questa misura permette di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica del lavoratore. Va da sé che agevola solo chi ha iniziato a lavorare in modo stabile quando era molto giovane mentre non porta alcun vantaggio a chi ha avuto carriere discontinue e periodi  di disoccupazione.

Il problema di Quota 41 è  che, stando alle stime degli esperti, solo il primo anno costerebbe non meno di 5 miliardi. Per questa ragione a Palazzo Chigi si era pensato ad una soluzione: Quota 41 sì ma solo con il ricalcolo contributivo di tutti gli assegni pensionistici. Questo comporterebbe, però, dei tagli alle pensioni. Tagli che potrebbero arrivare anche al 10%. Dunque: in pensione prima ma con assegni più poveri. Soluzione non gradita né ai sindacati né ai contribuenti.

Come fare allora a conciliare pensione anticipata e assegni previdenziali decorosi? Nelle ultime ore sta montando una nuova proposta da mettere in atto già partire dal 2024: dare una prima parte di pensione già a partire dai 63 anni con almeno 20 anni di contributi e la restante parte al raggiungimento dei 67 anni. In questo modo una persona potrebbe smettere di lavorare a 63 anni avendo comunque una parte di rendita e le casse dell’Inps avrebbero un po’ di respiro. Tuttavia bisogna capire a quanto ammonterebbe la prima parte di rendita, quella erogata già a 63 anni: sarebbe sufficiente o no per smettere di lavorare? La partita è ancora in corso e il finale non è affatto scontato.

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