Girano nuove voci sulla questione TFS (Trattamento di Fine Servizio), ma le implicazioni non sono interamente positive. Ecco cosa sta succedendo.
Arrivano delle voci di corridoio dal governo, che sembrerebbe star pensando di risolvere la questione TFS prendendosi carico del costo degli interessi, portando così a costo zero per il pensionato il prestito dato dalle banche come trattamento di fine servizio.
Mentre la cosa sembra positiva si tratta poco più di una soluzione tampone, che risolverebbe solo uno dei problemi sollevati di recente dalla Consulta. La Corte Costituzionale ha infatti ricordato che il TFS è una retribuzione differita, come il TFR per i dipendenti privati, e ha bocciato l’attuale sistema, visto che rende impossibile ottenere un anticipo della cifra matura tramite finanziamento bancario, visto che gli oneri restano in carico al lavoratore (fino a 2000 euro).
La tesi della Consulta è molto chiara: le normative richiamate aiutano solo indirettamente nei tempi di corresponsione del TFS. Non danno nessuna modifica alle norme sotto esame, si limitano a riconoscere all’avente diritto la possibilità di evitare la percezione dell’indennità, ma accedendo al finanziamento oneroso delle stesse somme già dovutegli.
Il meccanismo dilatorio all’origine della violazione non è stato risolto, e invece è stato riversato sul lavoratore stesso il costo della fruizione tempestiva dell’emolumento che, rapportato alla retribuzione e alla durata del rapporto (ergo quantità e qualità del lavoro), è già parte del compenso dovuto per il servizio prestato.
TFS pagato subito: i problemi
La soluzione al vaglio in questo momento risolve un problema, ma solo uno. Inoltre, questa soluzione probabilmente varrà solo per chi ha raggiunto i 67 anni, e forse neanche per tutti loro ma solo per chi ha redditi bassi.
La scelta in questione non è stata accolta molto positivamente. Si tratta comunque di un passo avanti da parte del governo, perché chi potrà ricorrere all’anticipazione potrà avere i soldi subito e non dopo due anni, senza tasse da inflazione e interessi.
Sfortunatamente è solo una mezza vittoria, perché questa soluzione, adottata solo perché non ci sono i soldi per pagare i TFS subito, finirà per aggiungere oneri per le casse pubbliche. Essendo TFS si tratta comunque di qualcosa al di fuori del debito pubblico, e alla fine la sostanza non cambia: lo Stato spenderà di più perché dal 2011 ha sospeso i diritti costituzionali di molti lavoratori italiani, cosa che, ironicamente, finirà per gravare sui conti pubblici.
Come già detto, gli interessati sono molto pochi. I prepensionati dovranno comunque attendere i 67 anni, e la discriminazione tra dipendenti pubblici e privati resta uguale. Nonostante due pronunciamenti della Corte Costituzionale, questa è l’unica soluzione d’emergenza trovata dal Governo, e la mancanza di una visione strategica globale lascia grossi dubbi sul futuro, specialmente per i lavoratori pubblici.