Pessime notizie sul fronte delle pensioni: torna la legge Fornero per tutti. Milioni di lavoratori nel panico. Vediamo i dettagli.
L’obiettivo era superarla ma la legge Fornero trova sempre il modo per rientrare da qualche spiraglio lasciato aperto inavvertitamente. Vediamo cosa accadrà alle pensioni nel 2024.
Uno dei principali obiettivi del Governo Meloni è il superamento della legge Fornero. Fortemente sostenuta dall’Europa, questa misura – che impone di andare in pensione a 67 anni con almeno 20 di contributi- non piace né ai lavoratori né ai sindacati. Un’età pensionabile spostata così in avanti, infatti, non consente l’ingresso dei giovani nelle imprese o nel mondo del lavoro in generale. Eppure, nonostante tutti gli sforzi per andare oltre, la legge Fornero sembra destinata a tornare: e questa volta per tutti. L’allungamento della vita media nel nostro Paese rende sempre più difficile favorire le uscite anticipate dal mondo del lavoro a meno di non operare pesanti tagli sugli assegni previdenziali. Conciliare pensioni anticipate e assegni minimi dignitosi, al momento, sembra un un’operazione impossibile da portare a termine.
Legge Fornero: ecco cosa accadrà
Dal 2011 ad oggi il mondo della previdenza sociale è guidato dalla legge Fornero che prevede il pensionamento non prima dei 67 anni. O meglio: per andare in pensione prima di aver compiuto 67 anni è necessario aver maturato un numero molto alto di contributi: 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Ogni tentativo di superare la Fornero sembra essere un buco nell’acqua e il Governo Meloni rischia un flop clamoroso.
Cavallo di battaglia del Governo Meloni è Quota 41: tutti in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Ma questa misura non vedrà la luce nel 2024 per mancanza di risorse finanziarie: metterla in atto, infatti, comporterebbe una spesa di 4-5 miliardi di euro ogni anno.
Le misure di prepensionamento attualmente in vigore, del resto, non sembrano riscuotere un grande successo. Ad oggi solo 19.239 lavoratori hanno fatto richiesta per accedere alla pensione con Quota 103. Di queste domande solo 7.238 hanno trovato accoglimento: 6.423 per gli uomini e 815 per le donne. Davvero pochi e le richieste sono andate scemando nel corso dei mesi: a marzo erano 299, a giugno sono state solo 130. Ricordiamo che Quota 103 prevede il pensionamento a 62 anni con almeno 41 di contributi.
Seconda misura di pensione anticipata di scarso appeal è Opzione donna. Opzione donna sarebbe dovuta essere abolita alla fine del 2022. Il Governo Meloni ha deciso di riconfermarla ma ha ristretto la platea dei beneficiari. Infatti fino all’anno scorso tutte le lavoratrici potevano accedere alla pensione con Opzione donna a 58 anni e con almeno 35 di contributi. Da quest’anno il requisito anagrafico è stato portato a 60 anni e questa misura si rivolge unicamente a caregiver, lavoratrici con invalidità pari almeno al 74%, dipendenti di aziende in crisi. Fatto sta che, in tutto il 2023 le richieste di pensione anticipata con Opzione donna sono state solo 1536. Forse la legge Fornero è già tornata.