Cosa succede alla morte del convivente? Fai attenzione: ecco le conseguenze giuridiche che devi sapere per stare tranquillo.
Come è facile immaginare, i conviventi non hanno gli stessi diritti di coppie sposate. Ma cosa succede, nello specifico, nel caso di morte del convivente? Ci sono molti aspetti da considerare, come i diritti del superstite, cosa succede se non è l’intestatario della casa, se ha diritti sull’eredità e così via. Oggi spiegheremo nel dettaglio tutti i diritti del superstite in caso di decesso del convivente.
Il primo passo per stabilire che diritti ha il superstite è vedere a chi era intestato l’immobile. Se il convivente era il proprietario il superstite ha il diritto a restare nell’abitazione per un periodo pari alla convivenza, con un minimo di due anni e un massimo di cinque anni. Se il superstite ha figli la soglia di permanenza minima sale a tre anni (diritto che cessa di esistere in caso di nuova convivenza o matrimonio).
Naturalmente niente vieta al defunto proprietario, prima della morte, di intestare la casa a entrambi o costituire un diritto reale di godimento, come l’usufrutto senza corrispettivo. In caso di comproprietà senza testamento l’abitazione verrà data in comproprietà al superstite e gli eredi del defunto. Tutte le parti coinvolte possono chiedere lo scioglimento della comunione in qualsiasi momento. Se nessuno vuole acquistare la quota degli altri la casa viene divisa fisicamente se possibile, altrimenti viene venduta all’asta e il ricavato viene diviso. I parenti del defunto possono anche lasciare l’immobile al convivente in cambio di un pagamento del canone.
Successione e risarcimento: i diritti del convivente
Di per sé, il convivente non ha alcun diritto alla successione non essendo parte degli eredi legittimi. Possono, però, esistere delle clausole nel contratto di convivenza che possono gestire certi aspetti patrimoniali in caso di morte del convivente. Nello specifico le disposizioni a favore dell’altro possibili sono:
- nomina del convivente come erede;
- assegnazione della proprietà della casa o usufrutto o diritto di abitazione dell’edificio al convivente;
- istituzione di un legato per il convivente per determinati cespiti o diritti;
- obbligo di mantenimento del convivente come legato a carico di un suo erede.
Anche in questi casi il convivente deve rispettare il limite della quota di legittima, ovvero la quota del patrimonio disponibile. Senza eredi legittimi il convivente può disporre dei beni come preferisce.
Un caso particolare è se il convivente muore per fatto illecito, visto che in questo caso il superstite può opporsi alla richiesta di archiviazione sui diritti previsti dalla legge. In caso di morte per atti di terrorismo, in particolare, è prevista un’elargizione anche per il convivente. Quello che non spetta al superstite è la pensione di reversibilità, che spetta unicamente ai figli del defunto. Stesso concetto si applica alla liquidazione del Tfr.