In questo momento di incertezza e volatilità dei mercati molti investitori con un po’ di liquidità a disposizione si stanno guardano intorno in cerca della soluzione migliore. Ecco pro e contro dei Btp.
Siamo ormai oltre la metà di un anno, il 2023, a dir poco singolare sul versante dei mercati finanziari (e non solo). Tra fiammate inflazionistiche, rincari pressoché generalizzati (a partire della materie prime energetiche), tassi e rendimenti sulle montagne russe, l’investitore che in questo momento ha un po’ di liquidità a disposizione continua a fare conti con l’incertezze e la volatilità dei mercati. Qual è la soluzione migliore su cui puntare? La riposta è sempre la stessa: dipende.
Una valida opzione è sicuramente rappresentata dai BTP, di cui si è molto parlato nelle scorse settimane in virtù dell’interessante tasso di interesse. Quanto si guadagnerebbe investendo adesso 50.000 euro nel Buono del Tesoro con scadenza giugno 2030? Vediamo insieme le caratteristiche del prodotto e il target ideale a cui è destinato.
Tutti i numeri dei BTP
Il primo vantaggio del titolo di Stato italiano con scadenza 15 giugno 2030 è la sostanziale sicurezza che offre al risparmiatore, essendo stato emesso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Nei giorni scorsi è stata lanciata una nuova tranche di questo BTP, ed ha avuto un discreto successo. Ma c’è da dire che non mancano alcuni punti deboli. Andiamo per ordine.
ll BTP in questione (Isin: IT0005542797) è innanzitutto un titolo di Stato a tasso fisso. Ciò significa il rendimento è garantito, purché lo si detenga fino alla scadenza (altrimenti varia in funzione dell’andamento del mercato). La cedola è sicuramente interessante: un 3,7% lordo annuo, che al netto delle imposte diventa un 3,4%.
Il rischio che il governo italiano non sia in grado di rimborsare il titolo al termine della sua scadenza è, in questo momento, oggettivamente remoto (anche se non può essere escluso a priori). Ben più concreto è invece il rischio di inflazione, ovvero la possibilità che il livello dei prezzi si mantenga sopra il 4%; in questo caso, l’investitore non potrà proteggere il suo capitale.
Morale della favola: la durata di 7 anni rende l’investimento consigliabile solo per chi ha la certezza di mantenere il titolo fino alla scadenza. Un esempio può essere più efficace di mille parole: investendo 50.000 euro, considerando il costo del titolo a 98,9 centesimi, si spenderebbero 49.450 euro e a scadenza se ne otterrebbero sempre 50.000. Poi, oltre alla plusvalenza di 550 euro circa in conto capitale, potremo aggiungere un flusso cedolare annuo di 1.618 euro, al netto della tassazione (ma al lordo delle commissioni bancarie). A voi la scelta…