Il nodo delle pensioni in Italia deve ancora venire al pettine. Con il nuovo intervento del Governo cambiano gli importi nel bene o nel male.
A luglio sono avvenute alcune interessanti modifiche al sistema delle pensioni. Con questo intervento del Governo Meloni alcuni sono usciti rafforzati, mentre altri vedranno diminuire il proprio assegno. Vediamo quali sono i cambiamenti che ci attendono ad agosto.
Quest’anno le pensioni hanno subito diverse modifiche per opera del Governo di centrodestra. La prima e più importante è stata quella di inizio anno con gli aumenti dettati dal taglio del cuneo fiscale che stono arrivati per la misura del 2% a chi ha un reddito tra 35.000 e 25.000 euro, e del 3% per chi ha un reddito inferiore a 25.000 euro. Questo taglio, accompagnato alla rivalutazione fatta a novembre dell’anno scorso ha portato a un aumento consistente delle prestazioni pensionistiche. Un ulteriore aumento è arrivato poi a luglio, ma non per tutti i pensionati, bensì solo a coloro che percepiscono la pensione minima.
La pensione minima, o assegno sociale, è una prestazione INPS che viene erogata a quelle persone che si sono ritirate dal mondo del lavoro, ma non hanno completato gli anni di contribuzione necessari per andare in pensione di vecchiaia. Possiamo considerarla come la prestazione che lo Stato ritiene il minimo indispensabile per una persona per sopravvivere e cambia, come tutte le altre prestazioni, ogni anno al variare dell’inflazione. All’inizio dell’anno la pensione minima era stata posta a 565,74 euro, ma un intervento del Governo ha permesso a questi importi di aumentare.
L’aumento delle pensioni minime
In campagna elettorale il blocco di centrodestra aveva promesso che qualora fosse salito al Governo avrebbe portato le pensioni minime a 1.000 euro. Questa in particolare è stata una promessa di Forza Italia, ma una volta eletti si sono accorti che la spesa non poteva essere sostenuta, almeno non nell’immediato.
Aggiustando il tiro, il Governo ha deciso di aumentare le pensioni minime fino a 600 euro per il 2023, e solo per una parte dei percettori, mentre negli anni successivi gli aumenti saranno più sostanziosi.
In particolare sono stati apportati due aumenti distinti. Il primo è per i percettori di pensione minima di età inferiore a 75 anni per cui l’aumento permette alla pensione minima di arrivare fino a 572,20 euro al mese. La seconda è per i percettori che hanno superato i 75 anni di età per cui l’aumento fa arrivare la prestazione a 599,82 euro al mese.
Chi guadagna maggiormente dagli aumenti
Come detto ad aumentare sono solo le pensioni minime, ma non significa che tutti avranno un aumento consistente o uguale agli altri. A usufruire maggiormente di questa misura sono coloro che già ora percepiscono il minimo sindacale deciso dall’INPS per le prestazioni pensionistiche, che ricevono gli aumenti maggiori.
Per contro a ricevere gli aumenti meno massicci sono coloro che hanno delle pensioni con un importo superiore alla pensione minima precedente, ma inferiore al nuovo minimo stabilito. Se, per esempio, qualcuno ha una pensione di vecchiaia con un importo di 580 euro al mese, nel caso avesse meno di 75 il suo assegno non cambierebbe, mentre se ne avesse di più l’aumento arriverebbe ai 599,82 euro al mese promessi.