Il TFS è un diritto dei lavoratori dipendenti statali. Nelle scorse settimane si è molto discusso sulla modalità di erogazione. Cosa cambierà?
A giugno la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità delle norme che stabilivano il pagamento posticipato del Trattamento di Fine Servizio ai lavoratori statali, previste dal Governo Monti del 2011.
I giudici hanno stabilito che il versamento dilazionato del TFS agli statali è palesemente contrario ai principi costituzionali della cd. giusta retribuzione, che deve avere necessariamente i caratteri della tempestività e dell’adeguatezza.
Dopo la pronuncia della Consulta, il Governo è al lavoro per ideare soluzioni che non gravino eccessivamente sulle casse dello Stato, soprattutto in vista della prossima Legge di Bilancio. Per il momento, infatti, sembrerebbero mancare i fondi per una riforma del sistema di versamento del TFS.
L’idea più gettonata sarebbe quella di modificare il sistema dei prestiti bancari. Gli istituti di credito possono anticipare ai lavoratori pubblici fino a 45 mila euro, ma con l’incremento del rendistato al 4%, i dipendenti arrivano a dover pagare anche 2 mila euro di interessi.
Si tratta di una vera e propria tassa su quello che è un diritto e che il Governo mira ad abolire, per tentare di venire incontro alle esigenze degli statali.
La prossima settimana è stato programmato un vertice tra il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il Ministro della Funzione Pubblica, Paolo Zangrillo, e la Ministra del Lavoro, Marina Calderone.
La discussione non si preannuncia semplice e sarà molto complicato trovare soluzioni in grado di conciliare tutti gli interessi in gioco.
I lavoratori, infatti, vorrebbero il pagamento immediato del TFS ma, secondo le stime dell’INPS, sarebbero necessari ben 14 miliardi di euro. Una cifra insostenibile.
Per dimostrare l’interesse alla problematica, però, si è pensato di intervenire sui prestiti chiesti dagli statali alle banche convenzionate per richiedere l’anticipo del TFS e di renderli gratuiti.
Ad esempio, potrebbe essere erogata ai dipendenti una maggiorazione del 4%, per sopperire alle spese relative agli interessi.
In base a questo meccanismo, la banca potrebbe pagare anticipatamente la liquidazione e, poi, otterrebbe dall’INPS l’ammontare anticipato, incrementato del 4%.
Al momento, tuttavia, si tratta solo di un’ipotesi.
Più volte i sindacati hanno denunciato questa situazione. In particolare, il sindacato Confsal-Unsa si batte da anni per il riconoscimento della buonuscita immediata per i dipendenti pubblici.
Il Segretario Generale, Massimo Battaglia, ha dichiarato di voler adire la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per salvaguardare un “sacrosanto diritto dei lavoratori“.
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