Avete mai sentito parlare di ticket di licenziamento? Ecco in cosa consiste questo contributo, chi è tenuto a versarlo e per quale motivo. Facciamo chiarezza
Probabilmente in molti ne hanno sentito parlare ma non hanno ben chiaro di cosa si tratti, pertanto in questo articolo lo spiegheremo nel dettaglio. Stiamo parlando del ticket di licenziamento, un contributo che viene versato dall’azienda all’Inps in una serie specifica di situazioni; si tratta di una sorta di ‘tassa’ che va a finanziare un contributo che poi i lavoratori andranno a ricevere, ovvero la NASpI.
Ebbene in tutti i casi nei quali il lavoratore con il quale viene ad interrompersi il rapporto di lavoro ha diritto di accedere alla NASpI il datore di lavoro dovrà obbligatoriamente effettuare il versamento del ticket di licenziamento.
Ticket di licenziamento, che cosa è e chi lo deve versare
L’azienda infatti è tenuta ad intervenire nei casi di interruzione del rapporto lavorativo che diano diritto al dipendente a tempo indeterminato l’accesso all’indennità di disoccupazione. Per fare un esempio, se un datore di lavoro deve effettuare il licenziamento di un dipendente oppure ha una lavoratrice madre che, prima del compimento dell’anno del figlio decide di rassegnare le dimissioni, il pagamento andrà effettuato al momento dell’interruzione del rapporto di lavoro.
Il ticket di licenziamento va pagato anche nei casi in cui pur avendo i requisiti per farlo, non venga richiesta la NASpI (ad esempio perché nel frattempo ha trovato un nuovo impiego). Il licenziamento legato al pagamento del ‘ticket’ all’Inps può essere sia individuale che collettivo e, oltre alle dimissioni durante la maternità, è legato anche a quelle per giusta causa e alla mancata trasformazione in contratto a tempo indeterminato di un apprendistato.
L’obiettivo del ticket di licenziamento è quello di contribuire al finanziamento della NASpI nei confronti dell’Inps, nonché a scoraggiare, da parte delle aziende, i licenziamenti. Non è dunque paragonabile al pagamento dell’indennità di mancato preavviso in quanto non va a ristorare il lavoratore dalla perdita del lavoro.
Vi sono poi dei casi di esclusione dal versamento del ticket: sono quelli relativi alla cessazione del rapporto di lavoro in conseguenze di dimissioni volontaria e di risoluzione consensuale. Oltre che quelli relativi al decesso del dipendente, alla fine di un cantiere edile, al cambio di appalto, alla cessazione del rapporto per collaboratori domestici, operai agricoli ed extracomunitari stagionali, per la scadenza naturale di un contratto a termine.
Ticket di licenziamento: a quanto ammonta
Per quanto riguarda l’importo del ticket, esso ammonta al 41% del massimale mensile della NASpI e va versato ogni 12 mesi di anzianità aziendale. Per fare un esempio, se nel 2022 il limite massimo dell’indennità è di 1.360,77 euro l’azienda deve versare 557,92 euro. Qualora l’anzianità sia di oltre 36 mesi la somma verrà triplicata; se invece il rapporto ha avuto una durata inferiore ai 12 mesi il totale si otterrà dividendo per 12 e moltiplicando per i mesi lavorati (ovvero con almeno 15 giorni coperti).