Arriva la proposta di pensionamento a 63 anni di età e 20 anni di contributi. Chi potrà beneficiare della misura?
Continua il dialogo tra Governo e sindacati sulla Riforma delle pensioni e, in particolare, sulla proposta dell’ex Presidente dell’INPS, Pasquale Tridico. Si discute, infatti, sulla possibilità di consentire la pensione anticipata, con ricalcolo contributivo, a coloro che hanno raggiunto i 63 anni di età, con il successivo incremento dell’assegno con la quota mancante al compimento dei 67 anni.
L’idea di Tridico aveva riscosso molto successo già nei mesi precedenti ed ora potrebbe essere seriamente presa in considerazione dal Governo Meloni, soprattutto dopo la singolare iniziativa di un lavoratore. In primavera, il signor Massimo ha lanciato una petizione sul portale change.org, affinché il Ministro del Lavoro valutasse la proposta dell’ex Presidente dell’INPS.
Da anni, infatti, i contribuenti chiedono ai sindacati e ai Governi di lavorare ad una seria Riforma delle pensioni e superare i requisiti della Legge Fornero.
Grande entusiasmo aveva suscitato anche il Disegno di Legge n. 857 di Cesare Damiano, Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale del Governo Prodi negli anni Duemila. Il progetto consentiva l’uscita anticipata dal mondo del lavoro a coloro che avevano compiuto 62 anni, subendo una penalizzazione dell’assegno spettante di circa il 2 -3% per ciascun anno di anticipo rispetto ai requisiti imposti dalla pensione di vecchiaia. Ma cosa prevede la proposta di Pasquale Tridico e perché potrebbe essere la migliore soluzione al momento?
Pensione a 63 anni con incremento dell’assegno a 67 anni: il progetto vincente di Pasquale Tridico
Per l’ex Presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, la pensione anticipata dovrebbe essere concessa ai lavoratori che possiedono i seguenti requisiti:
- almeno 63 anni di età;
- non meno di 20 anni di contribuzione, accreditata anche prima del 1996;
- quota di pensione (determinata tramite sistema contributivo) pari almeno a 1,2 volte l’Assegno sociale.
Il progetto, inoltre, prevede il ricalcolo contributivo della prestazione previdenziale solo fino a 67 anni di età (cioè fino all’accesso alla pensione di vecchiaia), a partire dai quali all’importo verrebbe aggiunta la quota mancante, secondo le regole dell’attuale sistema.
Non sappiamo se il progetto verrà seriamente preso in considerazione, anche perché il Governo Meloni dovrà fare i conti con le limitate risorse economiche a disposizione e, dunque, la Riforma delle pensioni potrebbe slittare di qualche anno. Al momento è più probabile la riconferma o l’introduzione di misure temporanee di flessibilità in uscita, come Quota 103 (accessibile con 62 anni di età e 41 anni di contributi) Opzione Donna e Ape Sociale (che potrebbero essere prorogate ma con delle modifiche).