Cambiano le carte in tavola riguardo la riforma dell’Irpef: il Governo propone un nuovo schema di aliquote che farà tremare molti.
La riforma fiscale è ormai alle porte e il primo step sarà la revisione delle aliquote Irpef. Nelle ultime ore sta prendendo piede un nuovo schema che non piacerà a gran parte dei contribuenti. Vediamo insieme cosa cambierà.
Il Governo Meloni da mesi sta lavorando ad una riforma fiscale di ampio respiro che coinvolgerà tutte le principali imposte del nostro sistema tributario: Irpef, Ires, IRAP e IVA. Il primo passo – annunciato già durante la campagna elettorale- sarà quello di abbassare le tasse sul reddito. Intenzione del nuovo Esecutivo è abbassare le aliquote Irpef da quattro a tre e rivedere le percentuali cosicché tutti possano pagare un’imposta più leggera sullo stipendio o sulla pensione. Ma nelle ultime ore si sta facendo strada un’ipotesi che rischia di penalizzare gran parte dei contribuenti e che a molti, sicuramente, non piacerà.
Irpef: ecco cosa cambierà
Abbassare le percentuali Irpef significa garantire ai lavoratori e ai pensionati buste paga più ricche e buste paga più ricche significa maggiore potere d’acquisto. Tutta l’economia avrebbe dei vantaggi. Nei mesi scorsi si erano fatte varie ipotesi su come modificare gli scaglioni. Nelle ultime ore, però, ha preso il sopravvento una quarta ipotesi che, molto probabilmente, sarà quella definitiva.
Al momento gli scaglioni Irpef sono quattro e sono i seguenti:
- imposta del 23% per redditi fino a 15.000 euro;
- imposta del 25% per redditi compresi 15.000 e 28.000 euro;
- imposta del 35% per redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro;
- imposta del 43% per redditi che superano i 50.000 euro.
Una tassazione sul reddito che molti considerano troppo alta e che, nel corso degli anni, ha indotto molte imprese e altrettanti imprenditori ad abbandonare il nostro Paese per migrare verso Stati in cui si pagano meno imposte. Nei mesi scorsi erano state fatte diverse proposte ma tutte sembravano agevolare le fasce reddituali più alte. Di recente, invece, è stato introdotto un quarto schema che potrebbe essere quello definitivo. Il quarto schema prevede le seguenti percentuali:
- 23% per redditi compresi tra 8.500 euro e 28mila euro;
- 35% per redditi compresi tra 28.001 euro a 50mila euro;
- 43% per redditi che superano i 50mila euro.
Questo nuovo schema agevolerebbe in modo particolare i redditi medio bassi, cioè quelli compresi tra 15.000 e 30.000 euro: i cosiddetti stipendi medi che in Italia sono la maggioranza. Costoro si ritroverebbero con buste paga decisamente più ricche. Gli incrementi oscillerebbero, infatti, da 50 euro fino addirittura a 1200 euro. Nessun particolare miglioramento per i redditi più alti, invece che rischiano di restare delusi.
E chi ha un reddito inferiore a 8500 euro? Il Governo sta valutando di introdurre una no-tax area: in pratica costoro non pagherebbero le imposte sul reddito. Mentre per i liberi professionisti con partita IVA si sta pensando di introdurre una Flat tax al 15% ma solo incrementale: cioè solo sul reddito prodotto in più rispetto a quello dichiarato nei tre anni precedenti.