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Reddito di Base Universale: arrivano i soldi garantiti a tutti contro povertà e disoccupazione

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Fabio Scapellato

Il Reddito di Base Universale è la soluzione contro la povertà e la disoccupazione? Ecco quali sono i vantaggi e quali le preoccupazioni.

In questi anni il Reddito di Cittadinanza è stato al centro delle discussioni politiche e anche di quelle dei bar. La misura contro la povertà introdotta dal Movimento 5 Stelle era finalizzata da un lato ad assistere coloro che si trovavano in condizioni di difficoltà economica e senza un impiego, dall’altro a fungere da sostegno ponte verso l’inserimento al mondo del lavoro.

Cos'è il Reddito di Base Universale
Il Reddito di Base Universale è la soluzione alla povertà e alla disoccupazione? – Ilovetrading.it

Il primo scopo è stato raggiunto, il secondo non è mai pervenuto. Causa continua instabilità del governo pentastellato, non è mai stata creata una rete di formazione e inserimento al lavoro che fosse funzionale, il che ha reso il RdC un semplice sussidio per chi si trovava senza lavoro. Il mancato raggiungimento di questo obiettivo ha fatto sì che la misura potesse essere utilizzata in campagna elettorale come strumento di distrazione di massa.

L’attuale esecutivo ha infatti bollato la misura come una “paghetta” per gli italiani e accusato la parte politica avversa di aver disincentivato la ricerca del lavoro. Ma è andata davvero così? Il problema era davvero il sussidio? Le cose non sono come sono state presentate, tanto che il governo Meloni ha mantenuto il reddito per alcuni, cambiandogli il nome in Assegno d’Inclusione, e lo ha fatto anche per gli altri inserendo nella sua versione il supporto per la formazione e il lavoro.

Ciò che è stato effettivamente cambiato sono le somme (inferiori rispetto al RdC), il lasso di tempo in cui viene concesso ed il numero di rifiuti possibili alle proposte di lavoro. Attualmente non sappiamo se i corsi di formazione previsti e il sistema di inserimento al lavoro saranno funzionali come è stato prospettato. Non sappiamo nemmeno se i lavoratori inseriti avranno mai un contratto a tempo indeterminato o dovranno rimanere precari a vita.

Reddito di Base Universale: è la soluzione alla povertà?

Da tempo si parla della possibilità di inserimento di un Reddito di Base Universale. A differenza del Reddito di Cittadinanza e del Supporto Formazione Lavoro, questo è slegato sia dalla ricerca che dall’ottenimento di un posto di lavoro. Di fatto si tratta di una somma concessa a tutta la cittadinanza che permetterebbe di annullare la povertà e contente ai cittadini di impiegare il proprio tempo nell’ottenimento di nuove competenze, altri titoli di studio o nella ricerca di un posto di lavoro che soddisfi le proprie esigenze.

Cos'è il Reddito di Base Universale
Una meravigliosa utopia o una possibilità di miglioramento? Pro e contro del Reddito di Base Universale – Ilovetrading.it

I sostenitori di questa misura assistenziale, ritengono che in questo modo potrebbe migliorare il mercato del lavoro – poiché le aziende e lo stato stesso non potrebbero più offrire lavori sottopagati – farebbe crescere il livello di istruzione della popolazione e garantirebbe uno stile di vita meno stressato. Tutti sarebbero contenti di poter lavorare nell’ambito che prediligono e aumenterebbe anche la produttività.

Tuttavia non mancano gli oppositori, coloro che sono convinti che in questo modo nessuno vorrebbe più lavorare, che le aziende si troverebbero in difficoltà per mancanza di dipendenti e che di conseguenza ne soffrirebbe l’economica dello Stato. Da un lato perché mancherebbero i proventi derivanti dai guadagni delle aziende e dagli stipendi dei dipendenti, dall’altro perché una misura di questo tipo comporterebbe un esborso non indifferente per lo Stato: per quanto riguarda l’Italia, la concessione del Reddito di Base Universale costerebbe 480 miliardi (il 24,5% del Pil). Senza considerare il fatto che l’aumento dell’inflazione potrebbe annullare i vantaggi derivanti dal Reddito di Base.

Allo stato attuale delle cose, dunque, si tratta di una bellissima utopia. Nessun Paese nel mondo ha ancora introdotto in pianta stabile una simile misura, ma sono diversi quelli che hanno fatto degli esperimenti in tal senso su una porzione della popolazione e per un periodo ridotto di tempo. Dagli esperimenti sono arrivati dati incoraggianti:

  • Negli Stati Uniti, dove il progetto è ancora attivo in Alaska, si è assistito ad un miglioramento delle condizioni di vita e ad una crescita della fecondità della popolazione.
  • In India, dove l’esperimento è stato portato avanti dal 2011 al 2012 in una sola regione e con un numero limitato di beneficiari (6.000 persone), si è assistito ad un miglioramento delle condizioni igienico sanitarie, della nutrizione e della frequenza scolastica.
  • In Finlandia, dove l’esperimento è stato condotto su 2000 persone, si è assistito ad un miglioramento della qualità della vita
  • In Germania e Spagna i progetti pilota sono ancora in corso e attualmente non sono emersi dati, ma ne sapremo qualcosa in più alla fine dell’esperimento, ovvero nel 2024.
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