Vuoi andare in pensione il prima possibile e con pochi contributi? Ecco i casi in cui puoi andare con solo 20 anni di versamenti all’INPS.
L’Italia si porta dietro i problemi attorno alla legge pensionistica ormai da anni. La legge Fornero inserita durante il Governo Monti ha dato non pochi problemi nel tempo, specialmente per i tempi di pensionamento. Ecco le eccezioni che si possono sfruttare.
La Legge Fornero sulle pensioni in Italia regolano il ritiro dei lavoratori fin dalla fine del 2011 e ad oggi nessun governo è ancora riuscito a trovare una legge alternativa che possa sostituirla. Questo perché il sistema pensionistico è un tema molto caldo nel nostro paese, non solo perché è molto importante per una popolazione mediamente anziana, ma anche perché va a toccare diversi elementi che smuovono molte parti sociali. Non soltanto la politica si occupa delle condizioni di pensionamento dei lavoratori, ma anche i sindacati, e mettere d’accordo tutte le teste che intervengono sull’argomento è un’impresa molto difficile.
Attualmente la legge pensionistica prevede che i lavoratori possano ritirarsi all’età di 67 anni e dopo aver versato almeno 20 anni di contributi all’INPS o ad altre casse previdenziali. Per chi ha cominciato a lavorare e versare contributi dopo il 1996, i cosiddetti contributivi puri, si aggiunge anche l’ulteriore paletto di dover versare abbastanza contributi da poter calcolare un assegno pensionistico pari almeno a 2 volta l’assegno sociale. Questo significa che 20 anni di contributi non sono mai abbastanza. Alternativamente esiste la pensione anticipata ordinaria, per cui non esiste un limite di età preciso per la pensione, ma ci si può ritirare avendo versato 42 anni e 10 mesi di contributi.
Con queste regole di base andare in pensione con meno di 20 anni di contributi è estremamente difficile e generalmente legato ad eccezioni rispetto alla regola di base. Anche per quanto riguarda le varie pensioni anticipate straordinarie, le varie Quota 103, Ape Sociale o Opzione Donna, il requisito minimo di contributi da versare supera sempre i 20 anni.
Le eccezioni sono rappresentate dalle categorie di lavoratori più necessitanti di assistenza, nella fattispecie donne che hanno usufruito del congedo di maternità e persone con invalidità gravi.
Per queste ultime c’è la possibilità di accedere ad uno sconto contributivo se la patologia rende una persona invalida oltre il 74%. Questa possibilità è offerta ai soggetti che usufruiscono della formula previdenziale pensionistica di vecchiaia oppure quella anticipata. Per le donne con figli, invece, c’è la possibilità di richiedere da 4 a 12 mesi di sconto contributivo per ogni congedo per maternità ottenuto.
Può accadere per una serie di concause che un lavoratore arrivi all’età di pensionamento senza aver completato i 20 anni di contributi necessari. Allo stesso tempo potrebbe non essere fisicamente in grado di continuare a lavorare come faceva un tempo.
In questo caso la legge italiana prevede la possibilità di richiedere l’assegno sociale INPS. Si tratta di un trattamento considerato il minimo per una persona per poter condurre una vita dignitosa e viene aggiornato ogni anno in base al tasso di inflazione. Nel 2023, ad esempio, l’assegno sociale è pari a 503,27 euro al mese per 13 mensilità e può essere richiesto solo se si dimostra uno stato di condizione reddituale bassa.
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