Non tutti lo sanno ma nelle giornate estremamente torride in molti possono richiedere la cassa integrazione. Ecco cosa prevede la procedura.
La legge parla chiaro ma non tutti lo sanno. Quando le giornate sono estremamente calde, con temperature elevatissime ed insopportabili, alcuni posti di lavoro possono risentirne più di altri e le condizioni lavorative rischiano di essere insostenibili. Ecco perché, al fine di evitare potenziali seri rischi per la salute dei dipendenti, entra in gioco una normativa ad hoc che, in queste giornate caratterizzate dal caldo record in tanti stanno ‘scoprendo’.
Non si tratta certo di una novità del 2023, come in molti potrebbero pensare, bensì di una possibilità che esiste da diversi anni e nella fattispecie dal 2017. Da quel momento in poi è stata riconosciuta, da parte dell’Inps, la possibilità da parte di una specifica serie di categorie di lavoratori di richiedere la cassa integrazione ordinaria qualora le temperature superino i 35 gradi.
Cassa integrazione per il troppo caldo? È possibile, ecco chi la può richiedere
Come spiegato in precedenza si tratta di una forma di tutela del lavoratore stesso dal punto di vista della sua salute. Quanto mai necessario in un’estate come quella del 2023, tra le peggiori di sempre per quanto riguarda i picchi di temperatura che hanno provocato molteplici malori e anche alcuni decessi correlati al gran caldo. Occorre però specificare che questa possibilità è strettamente correlata al tipo di lavoro svolto ed è pertanto circoscritta solo a talune attività. Quelle cioè che a causa del caldo torrido potrebbero portare a gravi conseguenze per la salute dei dipendenti.
La norma in questione dunque rientra nell’ambito della sicurezza sul lavoro: è in tale contesto che l’Inps ha consentito alle aziende l’accesso alla cassa integrazione ordinaria, strumento che consente, nelle giornate nelle quali è necessario effettuare la sospensione di diverse attività, di risparmiare sul costo del personale. Questo strumento infatti va ad integrare o sostituire, a seconda che le attività vengano ridotte o totalmente sospese, la retribuzione dei lavoratori. Purché riduzione o sospensione siano collegate ad eventi transitori.
La cig può infatti essere versata per non più di tredici settimane consecutive: anche se è possibile arrivare a prorogarne la scadenza fino a 52 settimane al massimo. La soglia minima fissata dall’Inps oltre la quale si può richiedere la cassa integrazione ordinaria è stabilita in 35 gradi e questo vale anche nel caso in cui si tratti di temperature ‘percepite’. La cig viene riconosciuta anche qualora lo stop sia disposto, indipendentemente dalla temperatura, dal responsabile della sicurezza nel caso in cui ritenga che il caldo possa costituire un potenziale rischio per la salute.
Le attività interessate sono quelle nelle quali non vi è la possibilità di proteggersi dal sole. E per i lavori che prevedono l’utilizzo di materiale o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore. L’azienda non dovrà fare altro che inviare la domanda di cassa integrazione segnalando le giornate di riduzione o sospensione delle attività e i dipendenti interessati, nonché le specifiche lavorazioni che in quelle giornate avrebbero dovuto effettuare.