Non sempre il lavoro in team è un fattore che può migliorare le performance, scopriamo qualcosa di più.
Il lavoro di squadra ha origini antichissime. Anche gli uomini primitivi, ad un certo punto, capirono che la forza di più persone messa insieme poteva generare maggiore profitti. Si iniziò così a collaborare, cooperare per il bene comune.
Oggi, tra le skills più richieste, c’è proprio la capacità di team work, ovvero il saper mettere a disposizione le proprie conoscenze e capacità di problem solving per raggiungere un dato risultato.
Numerosi studi hanno confermato che lavorare almeno in due può davvero fare la differenza e permette di raggiungere risultati nel minor tempo con la strategia migliore.
In un gruppo di lavoro è molto importante ascoltare, porre domande e analizzare tutto in maniera precisa. Ognuno deve mettere in campo le proprie capacità. Piccole forze che convogliano tutte in a grande forza.
Ecco le negatività del lavoro di gruppo
Quando si collabora insieme ci sono alcune criticità che possono essere di intralcio ad un buon risultato.
Iniziamo con l’effetto Dunning-Kruger, in un gruppo possono esserci degli elementi che credono di sapere, ma che in realtà sono radicati ad una profonda ignoranza. Si tratterebbe di una vera e propria distorsione cognitiva con persone che porta le persone a sovrastimare le proprie capacità.
Si riconoscono perché non hanno mai una parola buona per i colleghi con cui hanno collaborato, c’è sempre qualche difetto da evidenziare, quasi come se gli altri soffrissero di chissà quale grossa menomazione rispetto a loro. Una vera e propria illusione di superiorità che trova la sua origine dal fatto che le persone incompetenti non riescono ad emergere rispetto a chi è davvero capace.
La mente si inganna, quindi, di sapere e di saper fare. Avere un membro del team con questo problema significa mettere a repentaglio la vita del gruppo con la possibilità di andare verso la cattiva direzione delle scelte sbagliate. La persona in questione tende all’errore e non ha i filtri giusti per comprendere questo aspetto né per capire la propria incompetenza. Un intellettuale, infatti, non è colui che si autodefinisce tale, ma chi, attraverso risultati raggiunti, dimostra di esserlo in silenzio.
Infine, il problema che si potrebbe riscontrare in un gruppo è che, quando i membri, per quieto vivere, cercano di compiacersi, si finisce per affrontare le sfide avendo un pensiero troppo accondiscendente e omogeneo. Ciò potrebbe essere deleterio ai fini del raggiungimento degli obiettivi.