L’affetto dei un genitore al figlio si esprime anche in regali e donazioni di denaro. Come si esprime la Legge su questo concetto interno alla famiglia?
La divisione delle donazioni dei genitori ai propri figli è una questione che viene presa con le pinze dalla legge italiana. Da una parte la disparità di trattamento dei figli è in Italia un problema morale e non giuridico, ma dall’altro ci sono delle regole da seguire quando si vuole escludere un figlio rispetto a un altro.
Per capire come agire in osservanza della legge italiana su questo tema è necessario capire di cosa stiamo parlando. L’atto della donazione di denaro a un figlio è un atto volontario del genitore che non è regolamentato da nessuna legge. Si tratta di un gesto morale della persona e la legge italiana regolamenta cosa si sta donando piuttosto che a chi o perché. Anche per quanto riguarda l’equa divisione delle donazioni di denaro tra più di un figlio, lo Stato italiano non interviene sulla questione, dando totale libertà di azione ai genitori su come gestire le finanze e i rapporti con figli.
La legge interviene, come detto, rispetto a che cosa viene donato. Ci sono dei limiti rispetto ai quali occorre intervenire quando si compie una donazione visto che sopra un certo valore di donazione si devono pagare delle tasse, ma soprattutto occorre un apposito atto notalire. Chiamato anche rogito, questo atto è necessario per qualsiasi tipo di donazione che non siano di valore modico o donazioni indirette, ovvero donazioni fatte allo scopo di acquistare un determinato bene. Per fare un esempio, un genitore che paga per l’auto o la casa del figlio fa una donazione indiretta.
Divisione dei beni in eredità ai figli
Il discorso cambia quando si parla della legge di successione. Ovvero quella che regola il passaggio dei beni terreni di un defunto ai propri eredi.
Per quanto la persona in questione possa decidere a chi spettano i propri beni terreni dal momento della sua morte tramite il testamento, la legge impone alcuni limiti rispetto a quanto possa togliere a un membro della propria famiglia, specie se un discendente diretto.
La legge obbliga un genitore a concedere una parte dei suoi bene a ognuno dei figli al minimo sindacale espresso dalla legge di successione. Secondo questa legge anche in presenza di un testamento i parenti di primo grado del deceduto hanno diritto a una parte dei suoi beni terreni calcolati in base a quanto stabilito.
Contestazione della successione
Nel caso in cui il genitore o gli altri eredi non intendano rispettare il minimo sindacale per gli altri eredi non previsti dal testamento, questi ultimi possono contestare la successione dei beni. Il tempo massimo per presentare la contestazione è di 10 anni dopo l’apertura e la lettura del testamento.
Dopo tale tempo la successione sarà già stata effettuata e l’eredità della persona defunta risulterà come non accettata. Si ricorda infatti che gli eredi di una successione di beni possono decidere di non accettare l’eredità che gli è dovuta. In questo caso hanno un periodo di 10 anni per ripensarci, altrimenti tutto finisce nelle mani dello Stato.