Il divario nord e sud si fa sentire, parlano i dati sulle città italiane in cui le condizioni lavorative sono migliori
Nonostante l’Italia stia puntando molto a uno sviluppo digitale, purtroppo la situazione lavorativa della nostra penisola è ancora molto imbarazzante. I prezzi si alzano, la BCE aumenta i tassi d’interesse, tutto costa e gli stipendi rimangono statici. Una grande fetta di italiani (circa il 30%) ha uno stipendio inferiore di 900 euro al mese, ma un single per avere un monolocale spende anche oltre i 500 euro al mese di affitto.
La società italiana vive ormai una frattura: i giovani sottopagati, ma i padri di famiglia in difficoltà per aiutare i figli fino a tarda età, gli affitti e le bollette alle stelle e e tante, troppe, ore di lavoro. La situazione diventa ancora più problematica al sud, è come se la penisola fosse divisa a metà: da Roma in giù tutti i problemi vengono amplificati, il primato ce l’ha la Puglia, che dalle ultime statistiche ha tutte le città nel gruppo delle città in fascia rossa, ovvero dove le condizioni lavorative sono insostenibili.
Il rapporto realizzato dalla Fondazione Aidp, con la collaborazione di Isfort e la supervisione di Nadio Delai, presidente del comitato scientifico di Aidp, spiega in quali città in Italia la condizione del lavoro è buona, sufficiente o insufficiente.
Il rapporto viene diviso in tre fasce e i 110 capoluoghi di provincia sono stati inseriti nelle varie fasce in base a valori ben specifici. Milano, Trieste, Padova, Siena, Cremona, Bolzano, Trento, Treviso, Modena, Monza, Brescia, Pavia, Pisa, Firenze, Bologna, Lodi, Parma, Prato, Macerata, Torino, Venezia, Ravenna, Piacenza, Roma, Lucca, sono alcune delle città migliori in cui trovare lavoro. Subito dopo c’è una fascia intermedia dove ci sono città con poche concentrazioni di aziende ma che godono comunque di situazioni favorevoli ed infine la fascia rossa, ovvero le zone peggiori.
Purtroppo il rapporto racconta una realtà che già conosciamo bene: tutto il sud, o comunque gran parte di quelle zone, rientra in fascia rossa. Brindisi, Frosinone, Taranto, Palermo, Ragusa, Caserta, Campobasso, Chieti, Cosenza, Benevento, Siracusa, Agrigento, Reggio Calabria, Isernia, Salerno, Catania, Avellino, Messina, Trapani, Foggia, Napoli ne sono solo un esempio, che vanno dalla Campania in giù.
Per tracciare il bilancio su come si lavora nelle varie città sono stati presi in esame alcuni parametri, a cui successivamente sono state date delle valutazioni. Tra cui i redditi e il relativo costo della vita, i servizi di cittadinanza, l’offerta formativa, ma anche cultura e tempo libero, sicurezza sul lavoro, criminalità, diritti e pari opportunità etc… Insomma i parametri molto accurati hanno raccontato un’Italia che purtroppo non è nuova e che a quanto pare non è ancora destinata a cambiare.
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