Cosa dice la legge riguardo al fatto che un genitore dia i soldi ad un solo figlio? L’atto è lecito o si corrono dei rischi?
In qualità di eredi occorre considerare cosa prevede la legge nel caso in cui un genitore sia prodigo solo verso un figlio.
I figli dovrebbero essere ugualmente amati dai genitori. Mamma e papà non dovrebbero preferire un figlio piuttosto che un altro o, se proprio ci fosse un feeling maggiore con uno, non si dovrebbe assolutamente mettere da parte il secondo.
Per tanti genitori il pensiero di distinguere i propri figli nei trattamenti è assurdo ma purtroppo è una realtà più comune di quanto si possa pensare. Il padre o la madre che quasi svuotano il conto per sostenere economicamente il figlio considerato più meritevole o, al contrario, più bisognoso di aiuto. Può capitare che in un determinato periodo un figlio si trovi in difficoltà maggiori a vada aiutato ma ciò non significa dimenticarsi dell’altro (o altri). Cosa dice la legge del dare soldi ad un solo figlio?
Dare i soldi ad un solo figlio è reato? Cosa afferma la normativa
L’assunto da cui partire è che finché una persona è in vita con i propri soldi può fare quello che vuole (alle condizioni del Fisco). Un genitore può avere dei limiti solo se ha il conto cointestato e sperpera senza l’autorizzazione dell’altro intestatario.
Il figlio escluso dalle donazioni, però, ha delle possibilità di opporsi. Innanzitutto andrà valutata la capacità di intendere e volere di chi dona. In presenza di un disturbo psichico, gli eredi esclusi dalle donazioni possono richiedere al Tribunale la nomina di un amministratore di sostegno che vigili sulle scelte del genitore.
Naturalmente sarà necessaria una perizia medica che attesti l’incapacità di intendere e volere e la patologia di cui soffre il donatore. In questo modo sarà possibile annullare donazioni precedenti entro cinque anni. Ma ci sarà una causa da affrontare.
La contestazione della donazione può essere avviata anche in caso di donazioni di grosse somme senza la presenza di un notaio e due testimoni. L’atto pubblico è obbligatorio altrimenti è nullo. La Legge non precisa un importo da non superare ma tiene conto della correlazione tra disponibilità del donatore e somma erogata al figlio.
Nessuna possibilità di contestazione, infine, in caso di piccole erogazioni fatte dal genitore al figlio in vita. Rientrano tra i doveri morali di reciproca assistenza e solidarietà familiare. I soldi servivano per sopravvivere e di conseguenza i fratelli non possono richiederne la restituzione.