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Riforma pensioni: si ribalta tutto, arriva la nuova pensione per i giovani, Quota 41 con penalizzazione e pensione di garanzia

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Samanta Airoldi

Importanti novità in tema pensioni: Quota 41 e la pensione di garanzia sono solo alcune delle proposte sul tavolo del Governo.

Le pensioni sono uno dei tanti temi a cui il Governo Meloni sta lavorando. I sindacati premono il pedale dell’acceleratore: analizziamo insieme la situazione.

Riforma delle pensioni e Quota 41
Riforma delle pensioni / Ilovetrading.it

Da un paio di settimane, dopo uno stop temporaneo, Governo e sindacati sono tornati sull’argomento pensioni: uno dei temi più sentiti in Italia. Le principali firme sindacali del nostro Paese chiedono all’Esecutivo di promuovere misure di uscita anticipata dal lavoro garantendo, al tempo stesso, assegni previdenziali che non scendano sotto l’80% degli stipendi dei contribuenti. Richieste legittime ma che, al momento, vista la situazione delle casse dello Stato, rischiano di non trovare accoglimento. In particolare, sul tavolo delle proposte, ci sono Quota 41 e una pensione di garanzia per i giovani.

In Italia ci sono già diverse strade per smettere prima di lavorare tra cui Quota 103, Opzione donna, Ape sociale, le deroghe Amato. La stessa legge Fornero prevede la possibilità di andare in pensione prima di aver compiuto 67 anni se i contributi versati sono peri almeno a 42 anni e 10 mesi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne. Ma i cambiamenti che i sindacati chiedono sono altri e dovranno modificare in misura incisiva il mondo della previdenza sociale.

Riforma delle pensioni: ecco cosa cambierà

La legge Fornero non solo non piace ai lavoratori ma non piace neppure ai sindacati che la ritengono responsabile dell’aumento della disoccupazione giovanile. Obiettivo del Governo Meloni è superarla entro la fine di questa legislatura introducendo Quota 41 per tutti.

Riforma delle pensioni, novità
Quota 41 e pensione di garanzia/ Ilovetrading.it

Quota 41 permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione al raggiungimento del requisito contributivo di 41 anni, appunto, a prescindere dall’età anagrafica. Il problema è che una misura siffatta, solo il primo anno, costerebbe circa 4 miliardi di euro: soldi di cui le casse statali non dispongono.

Per tale ragione si era paventata l’ipotesi di una Quota 41 modificata: in pensione prima sì ma con un assegno interamente calcolato con il sistema contributivo. La proposta ha subito fatto storcere il naso ai sindacati in quanto il rischio è quello di pesanti penalizzazioni sugli importi della maggior parte delle future pensioni. Si sono stimate perdite di 300 euro al mese in media.

I sindacati, anzi, proprio per compensare le perdite generate dal sistema di calcolo contributivo puro, chiedono che il Governo introduca una pensione di garanzia in modo da evitare che i giovani si ritrovino con assegni pensionistici troppo bassi. L’idea è giusta: la realizzazione è quasi impossibile al momento sempre per una ragione di mancanza di risorse finanziarie.

Il Governo trova nel sistema di calcolo contributivo uno sbocco che garantisce un minimo di respiro. Del resto la coperta è corta e non ci sono le risorse per agevolare le pensioni anticipate ma con assegni pari almeno all’80% degli stipendi, rifinanziare tutti i bonus e mettere in campo due nuovi sussidi al posto del Reddito di cittadinanza.

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