Con la riforma fiscale voluta dal Governo Meloni potrebbero cambiare alcune regole su tasse e detrazioni per l’affitto delle case.
Ci sono novità importanti sia per proprietari che inquilini. Tutto dipende dalla riforma fiscale, le cui nuove soluzioni potrebbero incidere sui canoni di affitto. Le materie più rilevanti sono quelle delle tasse sugli affitti e dell’estensione della cedolare secca. Si parla di revisione delle aliquote IRPEF, modifiche per l’IRES, IRAP e IVA e riordino di detrazioni e bonus.
Molte delle modifiche previste dal Governo Meloni per la riforma fiscale potrebbero cambiare le regole di base degli affitti con novità che interesseranno tanto gli inquilini quanto i proprietari di immobili. Ma partiamo dalla seconda categoria, ossia dai padroni di casa.
La revisione IRPEF per la tassazione dei redditi interesserà anche i redditi derivanti dagli affitti percepiti, e in base al nuovo schema di revisione il reddito derivante da affitti di case o altri immobili potrebbe diventare più o meno conveniente per i proprietari. Ciò soprattutto se i guadagni derivanti dalle locazioni dovessero cumularsi con altri redditi. E come cambia questa tassazione?
Tutto dipenderà dalle nuove aliquote che saranno ridotte dalle quattro attuali a tre. Ricapitoliamo… Le attuali aliquote Irpef sono quella del 23% per redditi fino a 15.000 euro, la seconda del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro, la terza del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro e la quarta del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Dopo la riforma del fisco le aliquote dovrebbero scendere a tre. La prima del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28.000 euro. Poi, la seconda del 35% per redditi da 28.001 euro a 50.000 euro. Infine quella del 43% per redditi oltre i 50.000 euro. In pratica sarebbero leggermente avvantaggiati tutti i proprietari con un’aliquota nella fascia fra i 15.000 e i 28.000 euro.
Riforma fiscale: come cambieranno le cose per gli affitti, e dunque per proprietari e inquilini
La revisione delle aliquote IRPEF, in teoria, non dovrebbe avere invece alcun impatto per gli inquilini che vivono in case in affitto. Si sospetta però che l’adeguamento ISTAT e l’aumento delle tasse per i proprietari potrebbe far alzare gli importi dei canoni di locazione. Pagando più tasse, i proprietari chiederanno un affitto più alto: questo il senso.
Si parla poi di estendere la cedolare secca sugli affitti agli immobili non residenziali. Non è affatto detto che il Governo formalizzi attraverso una legge questo proposito. Nella maggioranza, almeno al momento, ci sono molti dubbi. La cedolare secca sulle case è stata istituita per combattere le locazioni in nero, e per i contratti di affitto non residenziali non sussiste esigenza di applicazione, dato che per gli inquilini è più conveniente dichiarare i canoni pagati. Ecco il punto.
Fra le modifiche attese ci sono anche le nuove possibilità di portare in detrazione i pagamenti degli affitti. Il Governo vuole che sussistano per i contratti di case adibite ad abitazione principale affittate detrazioni di 300 euro per redditi complessivi entro i 15.493,71 euro e di 150 euro per redditi complessivi superiori a 15.493,71 euro, ma entro i 30.987,41 euro. Per i contratti di affitto a canone concordato, invece, è prevista poi una detrazione d’imposta di 495,80 euro per redditi complessivi entro i 15.493,71 euro e di 247,90 euro per redditi complessivi superiore a 15.493,71 euro ma entro i 30.987,41 euro.