Quando si contano i contributi INPS valgono i periodi di lavoro effettivo. Tuttavia si contano allo stesso modo le settimane in cui si è lavorato meno?
Ci sono diversi motivi per cui un lavoratore potrebbe non lavorare un’intera settimana come tutte le altre. Potrebbe essere malato oppure costretto a casa per la chiusura del posto di lavoro. In questi casi come si comportano in contributi INPS?
Quando si fa il conto dei contributi da versare per andare in pensione occorre sempre tenere conto del tempo di lavoro effettivo che si è fatto. Considerando che i contributi vengono calcolati in base alle settimane di lavoro è lecito chiedersi come vengano trattate quelle settimane in cui non si lavora tutti i giorni. Questo può succedere per un numeroso spettro di possibilità, ad esempio in caso di chiusura dell’azienda per la pausa estiva a metà settimana, oppure perché si è costretti a casa per una malattia o un incidente.
La settimana contributiva viene calcolata a partire dalla domenica fino al sabato successivo e uno dei più comuni dubbio parte dal fatto che un lavoratore neo assunto cominci a lavorare non direttamente il primo giorno della settimana, ma uno dei giorni successivi. In questo caso la prima settimana di lavoro conta come settimana contributiva oppure no? Questa domanda è importante per il lavoratore perché secondo la legge italiana per avere calcolato un anno di contributi dei 20 minimi necessari per la pensione di vecchiaia devono esserci almeno 52 settimane di contributi versate all’interno di quell’anno.
Il calcolo delle settimane contributive
Le settimane contributive sono le settimane in qui si è effettivamente lavorato e partono dalla domenica fino al sabato successivo. Anche se si parla di settimana contributiva, tuttavia, per essere considerata tale quella settimana è necessario che si sia fatta una giornata di lavoro retribuito. Quindi mettendo caso che per un lavoro a termine si è entrati di venerdì sul lavoro e si è lavorato per le 10 settimane successiva, le settimane contributive calcolate saranno 11. Questo è fatto per proteggere chi lavora saltuariamente, potendo così far calcolare una settimana contributiva nonostante si sia lavorato per pochi giorni.
Si tratta di una misura atta anche a tutelare le aziende che richiedono lavori solo per pochi giorni o la settimana corta a 4 giornate lavorative, come sta venendo testata anche in alcune aziende italiane. C’è da considerare poi che per poter andare in pensione nel 2023 servono tutte le settimane possibili visto che i requisiti per la pensione di vecchiaia sono ancora 67 anni di età e 20 anni di contributi.
Il problema dei contributi e del lavoro saltuario
Uno dei grossi impedimenti rispetto al raggiungimento del necessario livello contributivo per poter arrivare alla pensione è proprio quello del lavoro a intervalli. In particolare di recente con le carriere dei lavoratori sempre più raramente legate ad un solo lavoro e più spesso che balzano da un contratto a termine all’altro mettere insieme anni di contributi diventa un problema.
Il calcolo delle settimane contributive in questo modo permette di evitare la perdita di ulteriore tempo. Anche con contratti molto brevi e cambiando spesso lavoro è così possibile collezionare contributi INPS per poter accedere alla pensione in tempi meno lunghi rispetto a quelli che si otterrebbero se anche quelle settimane non fossero conteggiate.