La Riforma delle Pensioni tarda ad arrivare alimentando l’incubo del ritorno della Legge Fornero. Facciamo il punto della situazione.
I lavoratori sperano in cambiamenti entro l’inizio del 2024 ma l’attesa probabilmente sarà disillusa.
Lo scorso 26 giugno è ricominciato il tavolo del confronto tra sindacati e Governo sul tema “pensioni”. Si era interrotto a febbraio ma, ora, urge una ripresa del dialogo per definire i cambiamenti tanto attesi dai cittadini. Vorrebbero scivoli pensionistici più flessibili e strutturali, che non comportino tagli eccessivi sull’assegno della pensione. Purtroppo dovranno ancora attendere mesi e mesi per questo tipo di novità.
La Riforma delle Pensioni sembra essere stata definitivamente spostata al 2026. Ora mancano le risorse necessarie per mettere in atto le idee a favore dei lavoratori ma cosa significa tutto ciò? Che tanti lavoratori prossimi alla pensione rischiano una vera e propria stangata nel 2024.
Si parla di un ritorno alla Legge Fornero quando in realtà non è mai stata abolita. I lavoratori vorrebbero tanto che lo fosse ma lo spettro della misura continua a sovrastare le teste degli italiani. Nel 2012, quando entro in scena, ebbe l’immediata conseguenza della nascita degli esodati. Persone che volevano il pensionamento e dunque avevano lasciato il lavoro ma che a causa della Riforma si ritrovarono senza occupazione e senza trattamento pensionistico.
Ebbene nel 2024 l’evento potrebbe accadere di nuovo anche se in forma meno grave. I nati nel 1962 potrebbero perdere 2 anni di pensione rispetto a chi è nato nel 1961. Questo nel caso in cui Quota 103 non dovesse essere prorogata o sostituita da uno scivolo equivalente. Quota 103 permette il pensionamento a 62 anni con 41 anni di contributi maturati. Chi maturerà il requisito contributivo nel 2024 e non nel 2023 perderebbe due anni dovendo attendere il raggiungimento di 42 anni e dieci mesi di contributi per andare in pensione anticipata (41 anni e dieci mesi per le donne).
Non solo, nell’eventualità che si sia perso il lavoro occorrerà aspettare i 67 anni di età ossia il 2029 per accedere alla pensione di vecchiaia. Insomma, previsioni pessime che si spera possano rientrare con una proroga di Quota 103.
Discorso simile per altri due scivoli di pensione anticipata, l’APE Sociale e Opzione Donna. La prima misura consente il pensionamento a 63 anni con 30/36 anni di contributi per invalidi al 74%, disoccupati, caregiver e addetti alle mansioni gravose. Solo una proroga (quasi sicura) permetterà a chi è nato nel 1961 di avere la stessa possibilità dei nati nel 1960.
Meno certo il futuro di Opzione Donna. Permette nel 2023 di andare in pensione a 60 anni senza figli, 59 anni con un figlio e 58 anni con due figli e 35 anni di contributi ma solo se caregiver, invalide al 74% o disoccupate. Se la misura dovesse sparire c’è chi rischia di perdere sette anni per il pensionamento. L’ipotesi è che se anche lo scivolo dovesse essere eliminato il Governo creerebbe una nuova misura rivolta alle lavoratrici.
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