Uno dei flagelli della vita quotidiana è la perdita di tempo, la noia e la seccatura di fare la fila davanti allo sportello
Certo, la pazienza è una delle qualità principali dei cittadini del mondo contemporaneo, soprattutto nel secolo scorso. Ultimamente, se le code sono state sfoltite grazie ai ritrovati della tecnologia, l’insofferenza è comunque aumentata. Una caratteristica psicologica, questa, che si può constatare agevolmente, al primo ritardo cui si è costretti. E poi oramai tutti sanno che basterebbe un clic. Ed eccolo qui, il clic.
Invece di compilare moduli, pagare francobolli e attendere il proprio turno, mentre si preferirebbe fare qualcosa di più utile o divertente, si può entrare nel sito dell’Inad. E’ l’Indice nazionale dei domicili digitali e promette di tagliare per sempre tempo perso, denaro e carta. Tanti hanno subito colto l’occasione e si sono già registrati sul sito www.domiciliodigitale.gov.it.
Si entra con lo Spid (il Sistema pubblico identità digitale) e in un minuto si può inserire la propria casella PEC. E’ la posta elettronica certificata, che sostituisce le raccomandate. Quell’indirizzo viene attivato subito come domicilio digitale. Milioni di cittadini, di professionisti e di imprese l’hanno già attivato. Tra pochi giorni, da giovedì 6 luglio, chiunque potrà usarlo.
Per evitare di spedire una raccomandata postale, si potrà cercare sul dito il domicilio digitale interessato, inserendo il codice fiscale del destinatario nello spazio pubblico del sito. Quindi, basterà spedire una PEC, che avrà lo stesso valore legale. C’è anche il vantaggio di non dover correre all’ufficio postale ogni volta che non si è potuto ricevere fisicamente la lettera raccomandata.
In più, sarà la pubblicata amministrazione, da giovedì, a inviare ai cittadini le sue comunicazioni ufficiali. Arriveranno quindi le eventuali multe e tutta la posta legale nella stessa casella elettronica. In una grande città come Milano i vigili urbani non lasciano più la multa sul parabrezza, col rischio che vada perduta. I cittadini la ricevono su un’applicazione.
Il beneficio del domicilio digitale dipende anche dall’immediata disponibilità dei file in ogni luogo del mondo, dove ci sia una rete internet. Salvo limitazioni possibili in Paesi come la Cina, s’intende. Certo non è obbligatorio, ma conveniente. Il domicilio digitale è stato realizzato, va ricordato, grazie all’intesa tra Infocamere e Agid, che è l’agenzia tecnica della presidenza del consiglio, incaricata di realizzare gli obiettivi dell’agenda digitale.
Inad è dunque un passo avanti. Ne restano molti, per l’Italia. I ritardi nella prenotazione del passaporto sono un problema serio. E il fatto che il ministro abbia raccomandato ai cittadini di rivolgersi, per le urgenze, solo agli sportelli, personalmente, viene considerato un fallimento per la modernizzazione del Paese. Oltretutto, il passaporto in Italia non si può pagare online.
Altra pecca, per chi vorrebbe usufruire in Italia di tutta le utilità garantite dalla tecnologia, è il ritardo dei tribunali. La digitalizzazione dei processi darebbe un taglio ai tempi lunghi della burocrazia. Questa resta però ancora un auspicio. Non è l’unico, per la verità. Il nostro Paese, complessivamente, risulta ancora arretrata sul fronte dell’innovazione.
L’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano infatti ha inserito l’Italia soltanto al ventiduesimo posto, su 27 in Europa, per la maturità digitale. Il dato di fatto più deludente è il divario tra le Regioni del Centro-Nord e il Mezzogiorno, ma bisogna valutare seriamente anche il ritardo dello stesso Settentrione rispetto alle zone più avanzate del continente.
Le gare pubbliche sono, da questo punto di vista, una ferita aperta. Infatti sono concepite allo scopo di prevenire ricorsi e contenziosi. Il burocratese prevale sull’efficienza.
Il Piano nazionale di resistenza e resilienza ha assegnato, dall’UE, ben 43 miliardi all’Italia per l’innovazione del settore. Molti ne stati già spesi. Eppure il Paese rimane molto indietro nelle graduatorie continentali. Il motivo è la carenza di competenze digitali. Insomma, l’italiano medio non è bravo nell’uso del computer.
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