Lavorare senza perdere l’assegno del reddito di cittadinanza? Ora si può. Ecco cosa devi fare e come funziona.
Dal 1° gennaio 2024 il reddito di cittadinanza non sarà più una misura attiva, e verrà sostituito da altre misure di contrasto alla povertà. Già ad agosto i soggetti attivabili al lavoro non avranno più diritto al reddito, così come chi non ha minorenni, invalidi o anziani sopra i 60 in famiglia. Per loro ci saranno solo 7 mesi di sussidio anziché 12 in quanto capaci di lavorare. Ma c’è ancora speranza, perché un’apertura del Governo lascia spazio alla possibilità di lavorare ottenendo comunque il sussidio.
Finora chi lavora e prendere il reddito ha sempre dovuto fare i conti con il problema che il sussidio spinge a non cercare lavoro o, peggio, adottare pratiche illecite come il lavoro sommerso.
Finora il Decretone che varò il reddito di cittadinanza aveva dichiarato che “Il maggior reddito da lavoro concorreva alla determinazione del beneficio economico nella misura dell’80%. Adesso, invece, chi prende il reddito di cittadinanza e vuole lavorare in estate può farlo senza che il reddito incida sul sussidio, ma solo fino a 3.000 euro lordi di reddito da lavoro.
Finché si rispettano questi limiti, sussidio e lavoro sono compatibili. La novità, introdotta dal Governo della Manovra finanziaria a fine anno 2022, è stata varata con un duplice obiettivo: evitare che i beneficiari del reddito rifiuto offerte di lavoro o chiedano di lavorare in nero pur di tenere il reddito, e per rispondere alla carenza di manodopera presente soprattutto nei settori lavorativi estivi.
L’articolo 1 comma 317 della Manovra di Bilancio del Governo Meloni recita: “Nel caso di stipulazione di contratti di lavoro stagionale o intermittente, il maggior reddito da lavoro percepito non concorre alla determinazione del beneficio economico entro il limite massimo di 3.000 euro lordi“. Conviene, se possibile, rivolgersi a un professionista per capire bene quale tipo di contratto può sottoscrivere per evitare guai in futuro.
Una cosa non meglio approfondita dai legislatori è l’ISEE, visto che i redditi della stagione estiva 2023 finiranno nell’ISEE 2025, e se le misure di contrasto alla povertà si baseranno sull’ISEE (come il reddito di cittadinanza odierno) i rischi restano quelli di sempre.
Ecco un esempio: lavorare due mesi ora, senza superare i 3.000 euro lordi, non inciderà sul reddito di cittadinanza nell’immediato, ma il meccanismo della misura collega gli importi all’ISEE di una famiglia e al reddito familiare.
Cosa vuol dire? Che oggi 500 euro al mese una persona che beneficia del sussidio li prende solo se nel 2021 aveva reddito zero. La stessa cosa rischia di accadere con l’ISEE 2025, quindi bisognerà indicare redditi e patrimoni dell’anno 2023, dove compariranno i soldi dei mesi estivi di quest’anno. Insomma, la situazione non è ancora chiarissima nonostante tutto, e la Manovra chiarisce solo cosa succede nell’immediato – bisogna capire poi cosa succederà andando avanti nei prossimi anni, quando subentrerà l’ISEE e come verrà gestito. Se non ci saranno modifiche, i rischi restano invariati.
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